Il riscatto epico di Telemaco
Come un guitto Il mare «che è così enorme perché contiene tutte le storie di chi lo ha attraversato», ha raccontato a Mario Perrotta di un Telemaco del Salento, giovane di un piccolo paesino, abbandonato dal padre, la madre aspetta e anche lui figlio e narratore, aspetta. È un Telemaco disperato, arrabbiato e stanco di soffrire per chi li ha dimenticati, consolato soltanto dalle strabilianti storie di Antonio delle cozze, il matto del paese. E per dargli vita Perrotta si fa artista, guitto di varietà, facendo vivere «Odissea» (allo Studio Melato, fino a domenica) in un un’epicità divenuta mirabolante quotidianità nel racconto popolare, contrappuntato dalle musiche dei bravi Marco Arcari e Maurizio Pellizzari. Una storia di abbandono e di mare scritta con bella inventiva in un linguaggio che unisce il dialetto pugliese a venature di lontana classicità, a un parlare quotidiano. Con bravura, recitando, cantando Perrotta intreccia Petrolini a Totò, a Cuticchio, tesse alla vita di paese il bisogno di padre e di riscatto di un giovane mentre soffiano dal mare echi di Ciclopi, di Sirene, di dee e naufragi. Un affabulare che è uno scavo nei sentimenti contraddittori di un ragazzo che intrappola nell’immaginario la rabbia di una privazione che lo porta a sognare di un padre eroe impedito dal fato, piuttosto che di un uomo che ha rinunciato al ritorno.