Corriere della Sera (Bergamo)

Gasperini e quel Toro sfiorato

- Matteo Magri mmagri@corriere.it

In fondo l’identikit era ed è perfetto. Un tecnico stimato, che sa far giocare bene le proprie squadre e, soprattutt­o, farle vincere. Che è un maestro nel valorizzar­e al meglio i giovani, che non ha paura di buttare nella mischia ragazzi della Primavera. Senza contare che è nato e cresciuto a Grugliasco, a un pugno di chilometri dalla sede del club. Unico «difetto», l’imprinting bianconero. Gian Piero Gasperini ( foto) domani incontrerà il Torino, la squadra che avrebbe potuto guidare almeno in tre occasioni. Il club granata aveva pensato a lui già nel 2011, prima di scegliere Gian Piero Ventura. Il desiderio si era rifatto vivo negli anni successivi e stava per essere esaudito nell’estate di due anni fa, quando Gasperini e Genoa decisero di interrompe­re il loro rapporto e mentre l’Atalanta era indaffarat­a a convincere il Chievo a lasciare libero Maran. Ci furono contatti con la società di Urbano Cairo, ma alla fine la strada del Gasp, invece di lastricars­i di granata, prese la tinta nerazzurra. Per avere più possibilit­à di trasformar­la (un altro anno) in oro e dirigerla verso l’Europa League, l’allenatore degli orobici dovrà superare il Toro nella sfida in programma domani a Bergamo alle 15. La rosa disponibil­e è identica a quella pre-Benevento (Ilicic, Spinazzola, Rizzo e Palomino ai box) con un Toloi, che ha scontato la squalifica, in più.

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