Gasperini e quel Toro sfiorato
In fondo l’identikit era ed è perfetto. Un tecnico stimato, che sa far giocare bene le proprie squadre e, soprattutto, farle vincere. Che è un maestro nel valorizzare al meglio i giovani, che non ha paura di buttare nella mischia ragazzi della Primavera. Senza contare che è nato e cresciuto a Grugliasco, a un pugno di chilometri dalla sede del club. Unico «difetto», l’imprinting bianconero. Gian Piero Gasperini ( foto) domani incontrerà il Torino, la squadra che avrebbe potuto guidare almeno in tre occasioni. Il club granata aveva pensato a lui già nel 2011, prima di scegliere Gian Piero Ventura. Il desiderio si era rifatto vivo negli anni successivi e stava per essere esaudito nell’estate di due anni fa, quando Gasperini e Genoa decisero di interrompere il loro rapporto e mentre l’Atalanta era indaffarata a convincere il Chievo a lasciare libero Maran. Ci furono contatti con la società di Urbano Cairo, ma alla fine la strada del Gasp, invece di lastricarsi di granata, prese la tinta nerazzurra. Per avere più possibilità di trasformarla (un altro anno) in oro e dirigerla verso l’Europa League, l’allenatore degli orobici dovrà superare il Toro nella sfida in programma domani a Bergamo alle 15. La rosa disponibile è identica a quella pre-Benevento (Ilicic, Spinazzola, Rizzo e Palomino ai box) con un Toloi, che ha scontato la squalifica, in più.