Castello di arte
Calcio, sette donne espongono nel nome di Alda Merini Oggi si inaugura «Tra le tue braccia non invecchia il cuore»
Sette artiste abitano con le loro opere le stanze del seicentesco castello Oldofredi di Calcio. L’esposizione corale riflette l’esperienza umana di quel luogo, dove le suore che appartengono all’ordine delle Passioniste accolgono le immigrate. Il progetto, promosso da Casa Testori e curato da Giuseppe Frangi, nipote dello scrittore, insieme a Francesca Ponzini, sarà inaugurato oggi, alle 18, per la Settimana della cultura promossa dal Comune. Il titolo, «Tra le tue braccia non invecchia il cuore», è il verso di una delle più belle liriche di Alda Merini.
«La poetessa, nel paese bergamasco, aveva vissuto una travagliata storia d’amore con il marito Ettore Carniti, padre delle sue quattro figlie — racconta Frangi —. Nonostante l’internamento in manicomio, restava un forte legame tra i due, tanto che anche dopo la morte, lei si recava spesso al cimitero, passando per il castello».
La mostra prende avvio con i delicati origami della veronese Marica Fasoli che ricorda la storia di Sadako Sasaki, bambina sopravvissuta alla bomba di Hiroshima e morta di leucemia a 12 anni. Durante i quattordici mesi in ospedale, la ragazzina realizzò 644 gru, simbolo di fortuna, con la tecnica degli origami e usando qualsiasi tipo di carta, anche quella delle confezioni dei suoi farmaci. L’artista ha riempito un pavimento creandone di sue, mentre ne ha raffigurate su tela altre, smontate e dipinte secondo gli elementi base della natura nella cultura giapponese, ovvero legno, terra, aria, fuoco e metallo. La filmaker comasca Fatima Bianchi propone un video che è un’indagine poetica sul suo nome, diffuso sia nel mondo cattolico sia in quello musulmano, che racchiude le interviste alle sue omonime
nel mondo.
Nella grande sala del camino sfilano come ex voto senza tempo, le Madonnine su acrilico della pittrice milanese Fulvia Mendini, coloratissime e dall’aria ingenua e quasi fatata.
Su un altro muro spiccano, invece, i cuori in ceramica realizzati dalla bresciana Adriana Albertini, infinite varianti dello stemma che le
suore del castello portano sulla veste, mentre l’idea di un fuoco che straborda dal camino è data dai tizzoni in argilla. Gli stessi abiti delle sorelle ispirano le creazioni della biellese Michela Pomaro, che ha composto variazioni sul grigio, a bande orizzontali.
La femminilità è anche nei quadri della palermitana Elena Vavaro, dove le donne per metà hanno forma di vegetali. La mostra si chiude nel grande salone con i wallpaper firmati dalla tedesca Julia Krahn sul tema di Maria Maddalena Frescobaldi, fondatrice delle Suore passioniste. Ma c’è anche un’ottava artista, la calligrafa romana Chiara Riva, che ha disegnato il logo a mano.