Un festival per riannodare i fili della pace
Torna il Festival: dieci giorni fitti di incontri per approfondire il tema dei conflitti
«Viviamo in una società con una conflittualità diffusa, dove i motivi di rivendicazione, separazione, la fatica di creare legami sono riconoscibili», dichiara don Giuliano Zanchi. direttore scientifico del festival Fare la pace, chiarisce il perché della scelta del tema della riconciliazione come filo conduttore della manifestazione. Dal 3 al 13 maggio, in diversi luoghi della città, alcuni già frequentati in passato, altri nuovi come l’Accademia Carrara, la basilica di Santa Maria Maggiore, il Bergamo Science Center, si approfondirà il tema del conflitto, guardandolo con occhi riconcilianti. Perché «troppe tensioni attraversano la nostra società, a tutti i livelli, c’è bisogno di riannodare i fili», dice Nando Pagnoncelli del comitato scientifico. Si parte con un’emergenza sociale: la mancanza di un lavoro che permetta delle prospettive, il che «si traduce in scarsa integrazione, soprattutto tra i giovani, che si trovano staccati dal corpo sociale». Le parole di don Zanchi si riferiscono al film «Il vegetale» di Gennaro Nunziante, giovedì alle 20.45 al cinema Conca verde, per un incontro moderato da don Massimo Maffioletti. Si prosegue con la distanza tra l’opinione dettata dal passaparola dei social e il sapere critico e scientifico. «Si vive uno scollamento tra il sapere autogestito, senza verifica, che non riconosce l’autorevolezza del sapere disciplinare dalle competenze acclarate. Un esempio è il caso dei vaccini, dove vige una nuova superstizione popolare che non riconosce le evidenze scientifiche — prosegue Zanchi —. Nei social si tocca con mano l’emergenza delle notizie false che trovano credito», prosegue il direttore scientifi- co. Ma il festival punta a «fare pace» tra sapere alto e basso. Gabriela Jacomella e Lucio Cassia discuteranno di come riconciliare verità e fatti nell’era dei social network, venerdì alle 18.30 al Bergamo Science Center. C’è poi l’intreccio tra parola e storia, con la voglia di riscatto della poesia, narrativa, letteratura e del pensiero critico. «Ci si interrogherà sulla capacità degli strumenti linguistici di interpretare i fatti in cui siamo immersi in modo da riconciliarci con la realtà, benché non sia quella che vorremmo», dice don Giuliano, parlando dell’incontro di scrittura e lettura di Adriana Lorenzi, in biblioteca Tiraboschi, sabato alle 16, seguito alle 18.30, al centro congressi, da quello sulla poesia come visione del mondo con Maurizio Cucchi. Ci sono i grandi conflitti storici alla ricerca di una capacità di mediazione, affrontati da Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio. Il festival ha scelto una «testimonianza incisiva — prosegue Zanchi —. È la persona più indicata, visto il suo contributo al raggiungimento della pace in Mozambico».
Riccardi, martedì 8, alle 18, in sala Mosaico, nel palazzo dei Contratti, riceverà la cittadinanza onoraria Giovanni XXIII. Troverà spazio anche il conflitto israelo-palestinese, ascoltando le parole del custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, in dialogo con il vescovo Francesco Beschi, mercoledì 9, alle 20.45, nella chiesa parrocchiale di Longuelo. E sempre sulla questione mediorientale, giovedì 10, alle 18.30, al centro congressi, interverrà Gideon Levy. In passaggio Patirani, accanto al portone d’ingresso del museo del Cinquecento in piazza Vecchia, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.30, sarà proiettato il video «History of the main complain» di William Kentridge. L’artista bianco sudafricano sarà raccontato dalla storica dell’arte Giovanna Brambilla, mercoledì alle 18.30 al centro Congressi. Sabato 12, alle 17.30, al Teatro alle Grazie, «La giustizia dell’incontro», con Agnese Moro, Adriana Faranda e Anna Cattaneo. Del conflitto tra scienza e fede ne parleranno sabato 12, alle 20.45, al centro Congressi, monsignor Tomasz Trafny del Pontificio consiglio della cultura e Gianvito Martino, direttore scientifico del San Raffaele. Con il filosofo Philippe Van Parijs, domenica alle 16 in Santa Maria Maggiore, si affronterà il bisogno di creare delle riconciliazioni tra le varie forme di economia e la quotidianità delle famiglie che devono arrivare a fine mese. Si cercherà anche di conciliare mondo maschile e femminile, analizzando il conflitto uomo donna dal punto di vista sociale e psicanalitico dell’analista Francesco Stoppa, venerdì alle 20.45 in sala dei giuristi in Palazzo della Ragione. Diversi i luoghi e le riflessioni attraverso le quali gli organizzatori e sostenitori del festival invitano a «fare la pace», lasciando «a ognuno la sua nota»: questo il titolo del concerto domenicale, alle 18 in Santa Maria Maggiore, dell’orchestra Esagramma, che tramite la musica sinfonica riconcilia la fragilità dell’autismo con la vita.
❞ Troppe tensioni attraversano la nostra società, a tutti i livelli, c’è bisogno di riannodare i fili Nando Pagnoncelli Comitato scientifico Bergamo Festival Gran finale Domenica 13 in Santa Maria Maggiore concerto dell’orchestra Esagramma