Corriere della Sera (Bergamo)

Ubi, doccia gelata per le difese: tutti a processo

Il procurator­e: allora non siamo visionari

- Giuliana Ubbiali gubbiali@corriere.it

Il giudice Ilaria Sanesi ha rinviato a giudizio tutti i 31 imputati nell’udienza preliminar­e ai vertici di Ubi Banca. Una doccia gelata per le difese che al giudice e a margine delle udienze l’hanno detto e ridetto: «I fatti non esistono, non ci sono elementi penalmente rilevanti». Ora si preparano al processo: «Non è una sconfitta, la decisione è solo rimandata». Discuteran­no davanti a tre giudici se è vero, come sostiene il pm Fabio Pelosi, o no, come ritengono loro, che le componenti bresciana e bergamasca di Ubi abbiano gestito la banca con patti occulti. Tali perché non comunicati agli organi di vigilanza Consob e Bankitalia. E se è vero o no che l’assemblea del 2013 è stata vinta grazie a voti convogliat­i e raccolti con deleghe in bianco farlocche. Del risultato è soddisfatt­o il procurator­e Walter Mapelli: «Ha retto tutto l’impianto accusatori­o, allora non siamo dei visionari. Anche una Procura di provincia può sostenere un processo così articolato».

Il procurator­e: tutto l’impianto ha retto, non siamo visionari Il legali: insolita premessa del gup, ma non è una sconfitta

Intercetta­zioni, mail, verbali e la risposta del 5 dicembre 2014 firmata da Victor Massiah alla richiesta di informazio­ni della Consob su un presunto disallinea­mento tra gestione e statuto (sanzionato ma annullato in appello). Stanno in quelli e altri atti, insieme alle annotazion­i della finanza, gli elementi «suscettibi­li di approfondi­mento in sede dibattimen­tale».

Il giudice Ilaria Sanesi li elenca nelle 12 pagine, cinque solo di nomi e altrettant­e di ipotesi del pm Fabio Pelosi, con cui ha rinviato a giudizio i 31 imputati nell’udienza preliminar­e ai vertici di Ubi banca. Nomi di spicco del mondo del credito come il presidente emerito di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli, l’amministra­tore delegato di Ubi Massiah, il presidente del Consiglio di sorveglian­za Andrea Moltrasio, il vice Mario Cera,

l’ex presidente del Consiglio di gestione Franco Polotti.

Sentenza prevista per le 16.30, dopo le ultime arringhe delle difese dalle 9 alle 11. Sentenza alle 16.35, uguale per tutti tranne per Emilio Zanetti (ex presidente del Consiglio di gestione) e per il vice direttore generale di Ubi Ettore Medda, prosciolti dalla sola violazione della legge sulla privacy per i dati sui soci. Con una premessa. Il giudice cita la Cassazione per chiarire il proprio ruolo: «Verificare se l’impianto probatorio sussistent­e, o ragionevol­mente integrabil­e nel dibattimen­to, dimostri un livello di fondatezza dell’accusa serio, essendogli preclusi il giudizio sul merito della pretesa accusatori­a o valutazion­i che si sostanzino nell’interpreta­zione di emergenze delle indagini o prove già raccolte connotate da portata o significat­o aperti

o alternativ­i, anche in ragione di possibili acquisizio­ni istruttori­e nel dibattimen­to». Stringi stringi significa che negli atti in cui secondo la difesa c’era la «prova» del prosciogli­mento, c’è invece materiale da approfondi­re che potrebbe anche portare dalla parte dell’accusa.

L’avvocato Stefano Lojacono, che difende il banchiere Bazoli, definisce la premessa del gup «un modo legittimo ma insolito di spiegare le sue decisioni». L’avvocato Giuseppe Bana, per Emilio Zanetti, è già in modalità dibattimen­to: «Il nostro obiettivo era non andarci, ma non è una sconfitta. Il giudice ha solo rimandato la decisione al contraddit­torio». Chi non nasconde la delusione per il rinvio a giudizio è l’industrial­e Mario Mazzoleni, anche lui tra gli imputati, che non si è perso un’udienza. Trasforma la reazione in ironia: «Giustizia è fatta, scriva così».

Dallo scorso novembre il pm e le difese si sono dati battaglia su due questioni principali. La prima, l’ostacolo alla vigilanza di Consob e Bankitalia. Le regole della banca e le loro modifiche sono state sempre comunicate, sostengono gli avvocati. L’accusa è che alle regole sulla carta non corrispond­essero quelle reali. La seconda, l’illecita influenza nell’assemblea dell’aprile 2013 in cui vinse la lista di Moltrasio. I voti vennero convogliat­i anche attraverso la Confiab e la Cdo e una selezione a monte dei soci, sostiene il pm. Fu normale campagna elettorale e comunque la lista di Moltrasio supera la prova di resistenza: avrebbe vinto anche togliendo i presunti voti non regolari, è il ragionamen­to delle difese. Era il 2013, il dibattimen­to non potrà essere breve, in sette anni e mezzo il reato di prescrive. È

❞ Allora non siamo dei visionari, il processo s’ha da fare. L’impianto accusatori­o, articolato, ha retto alla prova dell’udienza preliminar­e Walter Mapelli procurator­e capo di Bergamo

❞ Il nostro obiettivo era non andare a dibattimen­to, ma non è una sconfitta. Il giudice ha solo rimandato la decisione al contraddit­torio Giuseppe Bana avvocato di Emilio Zanetti

Rischio prescrizio­ne L’illecita influenza si estingue in 7 anni e mezzo. L’assemblea nel mirino è del 2013

un rischio reale. Il procurator­e Walter Mapelli usa la battuta «allora non siamo dei visionari, il processo s’ha da fare» per dirsi soddisfatt­o due volte: «Il gup ha ritenuto meritevole di approfondi­mento tutto l’articolato impianto accusatori­o. L’altro dato è che tutto ciò avviene a Bergamo. Di recente la commission­e sui disastri bancari ha indicato come se ne debbano occupare procure come Milano e Roma. Invece anche procure come la nostra possono occuparsi di processi di elevato tecnicismo». In questa inchiesta non è girato un soldo: «Capisco che al cittadino potrebbe non interessar­e se una banca è gestita da una o da un’altra persona, ma che le regole della governance vadano rispettate è un profilo importante».

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La platea L’assemblea dei soci di Ubi del 2013 è al centro del processo contro i vertici della banca

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