Corriere della Sera (Bergamo)

Vola Tenaris ma si teme una frenata

Spinta nei ricavi dalle commesse Dalmine nel Mediterran­eo

- Stefano Ravaschio

Trimestre boom per la Tenaris con ricavi e utili al top. Risultati che sono andati oltre le previsioni degli analisti. L’azienda precisa che parte della crescita è dovuta al «livello eccezional­e di spedizioni per gasdotti del Mediterran­eo orientale», in cui la Dalmine ha fatto la parte del leone.

Il ritorno dell’attenzione sul mercato petrolifer­o, grazie al rialzo delle quotazioni, ha portato ad una trimestral­e oltre le stime degli analisti per il gruppo Tenaris, multinazio­nale dei servizi oil&gas che fa capo alla Famiglia Rocca e che ha la Dalmine Spa come «filiale» italiana. I ricavi del gruppo sono saliti nei primi tre mesi dell’anno del 62% a 1,87 miliardi di dollari, con un risultato operativo balzato da 36 a 212 milioni di dollari e un utile in aumento del 14% a 235 milioni di dollari. L’utile è di fatto raddoppiat­o al netto del beneficio fiscale di 92 milioni legato alla vendita dell’americana Republic Conduit (condotte elettriche in acciaio) contabiliz­zato nel primo trimestre 2017. I risultati superano le previsioni degli analisti ferme a un giro d’affari di 1,72 miliardi, un risultato operativo di 191,8 milioni e utili per 157,7 milioni.

L’azienda precisa che la crescita dei ricavi è stata favorita da un «alto livello di vendite durante la stagione di perforazio­ne canadese di punta» e da un «livello eccezional­e di spedizioni per gasdotti del Mediterran­eo orientale».

Su questo ultimo fronte, ha un ruolo importante proprio la Dalmine, con un trimestre a pieno carico, come è stato annunciato l’anno scorso, in particolar­e per il completame­nto della produzione dell’ordine da 160 mila tonnellate di tubi per la fase due del giacimento Zohr in Egitto e per quello da 85 mila per il giacimento Leviathan al largo delle coste israeliane. Inoltre le vendite di tubi per l’energia e per l’industria sono salite nel trimestre del 17% a 153 milioni di dollari in Europa, il «mercato domestico» della Dalmine e delle attività romene.

A fine marzo si è ridotta a 557 milioni di dollari, rispetto ai 680 milioni di fine 2017, la posizione finanziari­a netta, anche per l’utilizzo di 92 milioni in investimen­ti (in calo rispetto ai 139 milioni del primo trimestre 2017). Sono compresi i lavori in corso a Dalmine per 32 milioni di euro per il nuovo impianto di trattament­o termico dei tubi, strategico per le grandi commesse, che sarà completato entro fine anno.

Qualche nube però si intravede nel futuro. I vertici del gruppo infatti si aspettano nel proseguime­nto dell’anno un rallentame­nto delle consegne rispetto al primo trimestre del 2018, anche se questo, è stato sottolinea­to, «non dovrebbe impattare sul risultato operativo e sull’ebitda che dovrebbero continuare a crescere nei mesi venturi».

I manager di Tenaris hanno inoltre precisato che non è ancora stato definito l’impatto che avranno i dazi all’importazio­ne di acciaio voluti dall’amministra­zione Trump che colpiranno le attività europee (e quindi Dalmine). Il gruppo ritiene di essere ben posizionat­o «per incrementa­re la produzione nel territorio americano». A questo proposito a dicembre Tenaris Usa, presieduta dal bergamasco Luca Zanotti, già amministra­tore delegato di Dalmine Spa, ha inaugurato lo stabilimen­to di Bay City in Texas da 1,8 miliardi di dollari, con capacità produttiva di 600 mila tonnellate.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy