Le sfide latte art E il cappuccino diventa un quadro
Fenomeno giapponese sempre più diffuso in Italia
Federico Pinna, 20 anni, ha studiato per diventare geometra. Ma usa la sua precisione sulla schiuma di caffè e cappuccini, nel bar del padre, a Treviglio. Disegna angioletti, aquile, volti. Si chiama latte art, lui punta alle semifinali nazionali.
Aquile, angioletti, conigli, volpi e volti di indiani che prendono forma sui cappuccini e i caffè macchiati grazie alla latte art. Un fenomeno, molto diffuso in Corea, Giappone, Thailandia, Francia, Germania e Grecia che anche in Italia sta prendendo piede.
Anche a Treviglio c’è un novello, dalle grandi aspirazioni e potenzialità. Federico Pinna, 20 anni a giugno, lavora come barista all’«Urban Cafè» di viale De Gasperi con il padre Ignazio, titolare del locale, e suo fratello Francesco. È nato – come dice lui – «dietro un bancone».
L’odore del caffè, le brioche, gli aperitivi e tutto ciò che fa parte del mondo dei baristi l’ha sempre vissuto da vicino, ma il suo percorso doveva essere un altro. «Ho studiato ai Salesiani per diventaper re geometra e credevo che avrei fatto quello nella vita. Poi la passione per il bar mi ha travolto e ho scoperto anche la latte art già mentre ero a scuola» racconta Federico.
Infatti, nel 2016, ha seguito il primo corso di caffetteria alla
Flair Accademy a Milano e, sempre nello stesso anno, anche uno di latte art. La teoria è stata unita ai tutorial in rete e alla pratica dietro il bancone dell’Urban: «Ho sempre osservato come lavorano gli altri, penso che questo mi serva migliorarmi. — spiega —. La latte art però non si impara da soli, è necessario che qualcuno prima ti insegni almeno le basi».
Gli ingredienti sono, oltre a un po’ di creatività e tanto allenamento, la base di caffè espresso e il latte intero o di soia: «Poi si versa il latte già montato con un movimento che aiuti a realizzare la figura. Ci sono due tecniche: la free puor, ovvero il versamento a mano libera per esempio per il tulipano o il cuoricino classico, e la etching per disegni più complessi. La seconda modalità prevede sia una prima parte manuale sia un perfezionamento con un set di pennini appositi».
Il canonico latte artist, nonostante nella maggioranza dei casi sia un barista, può essere anche un artista o semplicemente un appassionato: «C’è chi prima di versare il latte fa degli schizzi a mano su un foglio e poi lo riproduce nella tazza anche se — continua Pinna — ci sono forme che riesco a fare direttamente con il latte e non su carta».
Il mondo della latte art prevede anche dei campionati nazionali e internazionali dove, gli artisti, competono tra loro: «Per adesso ho partecipato solo a gare amatoriali ma entro l’anno, con disegni particolari su cui mi sto esercitando, vorrei provare le semifinali nazionali per vedere a che punto sono. Il campionato italiano si svolge, di solito, a gennaio al Sigep di Rimini, una fiera della caffetteria. Il migliore al mondo, per il 2017, è thailandese, mentre Matteo Beluffi, che è stato anche mio docente, è il campione in carica in Italia con la sua aquila». Ieri all’Urban c’è stato il primo latte art show di Treviglio: «Matteo Beluffi ha mostrato e spiegato le tecniche sia per le forme più semplici sia per quelle più complesse», conclude il barista.