Corriere della Sera (Bergamo)

EFFETTO GASP

- Di Cristiano Gatti

Vista l’aria che tira in giro per l’Italia, una squadra di calcio con attivo di bilancio è notizia impensabil­e come l’uomo che morde il cane, o come la moglie che imbrocca il posteggio al primo colpo. L’Atalanta è così. Come un mondo alla rovescia. Produce ricchezza, cioè utili (27 milioni nel 2017), e soprattutt­o è una macchina lanciatiss­ima (fatturato da 83 a 148 milioni in dodici mesi). Numeri che valgono più di qualunque trofeo. Rispetto ad altre situazioni articolate e complesse del mondo economico, questo bilancio stratosfer­ico è anche facilissim­o da spiegare: direi Effetto Gasp. Il secondo Effetto Gasp. Il primo ce lo stiamo gustando direttamen­te allo stadio da due anni, con questa squadra di furibondi che va a braccare gli avversari nella loro area e non li molla fin sotto le docce. Il secondo, solo un po’ meno evidente, non per questo meno entusiasma­nte, si vede nei conti: ragazzini pagati con vitto e alloggio che nel giro di poche partite portano in cassa 25-30 milioni, sponsor molto più innamorati del marchio, pubblico in massa, diritti televisivi in continua salita. Non succede spesso nella storia di una società, ma mai come stavolta è possibile pronunciar­e una frase lapidaria: l’Atalanta scoppia di salute. E con il grasso che cola, quanto prima si concederà pure uno stadio imperiale, ristruttur­ando la sua casa di sempre, l’avito Brumana. Qui Bergamo, c’è veramente tutto per essere felici. Solo un tarlo può rodersi malignamen­te il sublime incantesim­o: l’addio del Gasp.

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