Corriere della Sera (Bergamo)

Il biglietto per un’Italia cambiata

- Di Beppe Fumagalli

Il capotreno l’aveva già beccata all’andata. E aveva lasciato correre. Al ritorno s’impunta. La ragazzina immobile davanti a lui è nera come i Malinké delle regioni a sud del Sahara. È bella, alta e sottile. Ha la compostezz­a di una sovrana, ma il turbinio dei suoi occhioni rivela un momentaneo turbamento. E sì. Non ha biglietto. Non ha soldi per pagarne uno. Non ha documenti. Soprattutt­o non ha parole. Il capotreno la tempesta di domande. Lei muta. Risponde una donna sudamerica­na: «La smetta», grida, «non vede che è minorenne». L’uomo in divisa è giovane, ma conosce il fatto suo: «Poche storie — ribatte —o paga o scende». La donna alza un braccio e grida: «Allora pago io, mi dica quanto è». Il capotreno fa due conti: «Col sovrapprez­zo sette euro e 50». Proposta irricevibi­le. «Siamo matti? — ringhia la donna —. È troppo, non capite che la gente non ha soldi?». Tocca al capotreno: «Signora ho 19 anni — dice — i miei genitori sono stati a lungo disoccupat­i, soldi in casa non ce n’erano, ma non ho mai viaggiato senza biglietto». S’alza un uomo, alto, scuro di carnagione, probabilme­nte mediorient­ale. Allunga dieci euro al capotreno: «Tenga — dice — pago io, ma è una vergogna. Tutti abbiamo amato l’Italia, ma l’arroganza della gente come lei sta rendendo questo Paese invivibile». Il capotreno scuote la testa, prende i soldi e scappa. La ragazzina non fa una piega. Ha scatenato tutto lei, ma è come se non c’entrasse nulla. La sudamerica­na e il mediorient­ale vanno a sedersi uno accanto all’altra ed è nostalgia a manetta. «Non è più l’Italia che abbiamo conosciuto», ripetono sconsolati. Dietro di loro spunta una ricciolina orobica: «Meno male», grida.

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In carrozza I passeggeri si dividono sul biglietto non pagato da una giovane ragazza Il capotreno vuole farla scendere, e qualcuno si indigna
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