Spranghe, posti di blocco e vie blindate Ore di tensione per il corteo anarchico
Trecento persone alla protesta contro Eni. Percorso presidiato da 550 tra poliziotti e carabinieri Sequestrati bastoni e coltelli: 5 denunciati. «Auto rimosse all’Isola, niente multe ai residenti»
Il sabato nero di Milano si risolve poco prima delle 15, quando il corteo degli anarchici «contro Eni e le multinazionali» non è ancora neppure partito da piazza Duca d’Aosta. In quei minuti in viale Fulvio Testi la volante del commissariato Greco-Turro incrocia una Ford Fiesta grigia con quattro ragazzi e una ragazza a bordo. I poliziotti si insospettiscono, la seguono e notano che i giovani si voltano più volte. Gli agenti decidono di fermarla in via Lario all’angolo con viale Stelvio.
I giovani sono tutti dell’area anarchica, qualcuno ha precedenti. Tre vengono dalla zona di Trento, uno da Verona e l’ultimo da Genova. Quando la polizia chiede di aprire il bagagliaio si innervosiscono: dentro ci sono zaini con 27 bastoni di legno di quattro centimetri di diametro, dieci spranghe di ferro, un coltello e spray al peperoncino. I ragazzi vengono fermati e portati in Questura.
È in questo momento che davanti alla stazione Centrale, dove nel frattempo si sono radunati 270 anarchici da tutta Italia (milanesi di Panetteria occupata e Cox18) tutto cambia. Non solo per la massiccia presenza di forze dell’ordine decisa dal prefetto Luciana Lamorgese e dal questore Marcello Cardona, con misure di sicurezza mai viste prima: negozi chiusi e auto rimosse dalle vie del corteo. Ma anche perché il fermo dei cinque militanti ha cambiato i piani degli anarchici, che certamente avevano organizzato alcune «azioni mirate» contro obiettivi «sensibili». In particolare contro il distributore Eni proprio davanti al palazzo della Regione di via Galvani. Così il corteo che doveva partire alle 15 viene posticipato. Alla fine la manifestazione prende il via alle 17.10: più di due ore più tardi, quando ormai i ragazzi sono stati rilasciati dalla Questura con una denuncia a piede libero per possesso di oggetti atti ad offendere. A quel punto però i militanti sono spalle al muro: di fatto gli intenti «pacifici» sono stati sbugiardati dal fermo dell’auto carica di bastoni e spranghe. La tensione si risolve quando dagli organizzatori arriva la conferma che non ci sarà nessun tentativo di violare le rigide prescrizioni della Questura.
Solo al via della manifestazione, davanti all’hotel Gallia, vengono lanciati due fumogeni verso cameramen, fotografi e giornalisti: «Ve ne dovete andare, siete servi non vi vogliamo». Qualche graffio ma nessuno resta ferito. All’Eni di via Galvani solo scritte con vernici spray, così come alle vetrine delle banche bersagliate anche da colla e volantini. Il resto scorre, in un clima blindato e surreale, fino in via Imbonati dove la manifestazione termina quando ormai è sera. Nessun incidente, nessuna devastazione. Un successo di ordine pubblico per il questore Cardona, una pagina positiva per il «sistema milano» che ha permesso agli anarchici di manifestare nonostante i timori della vigilia.
Non sono mancati però i disagi per i residenti, che si sono affacciati a finestre e balconi per filmare e fotografare il corteo: strade blindate per mezza giornata, negozi chiusi con legno sulle vetrine e serrande abbassate, ma anche auto rimosse tra la notte e la prima mattina. «Non ci saranno multe — ha spiegato il Comune —. Le rimozioni sono state dettate da pericoli di ordine pubblico e senza il dovuto preavviso. I cittadini non pagheranno per il disagio».
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