Corriere della Sera (Bergamo)

Caro Lucio ti canto, così mi distraggo un po’

Ron rende omaggio all’amico di una vita: «Seguo il mio istinto con i pezzi che mi sono rimasti dentro»

- Paolo Carnevale

Prima a Sanremo, poi con un disco, ora con un live. È arrivato così il triplo omaggio di Ron a Lucio Dalla, dopo aver elaborato in silenzio, per quasi sei anni, il lutto del suo amico. Reduce dall’esibizione al Festival, con «Almeno pensami», canzone scritta da Dalla prima di morire, il 64enne cantautore di Garlasco, ha pubblicato «Lucio!», un album con alcune delle canzoni più famose del suo mentore che saranno proposte dal vivo stasera al Teatro dal Verme. In scaletta ci sono una dozzina di capolavori, da «4/3/1943» a «Piazza grande», da «Quale allegria» a «Futura», «Canzone», «Cara» e «Come è profondo il mare”, oltre alla versione riarrangia­ta di «Tu non mi basti mai», attualment­e in rotazione radiofonic­a.

Ron, come ha scelto queste dodici canzoni in una discografi­a immensa?

«Ho seguito il mio istinto, pescando quelle che mi sono rimaste più dentro. Dal vivo ne aggiungo altre che non sono riuscito a inserire nel disco, come “Sei io fossi un angelo”, “L’ultima luna”, “Le rondini”. Non sarà un semplice concerto, ma uno spettacolo di teatro-canzone, in cui racconto le città che Lucio ha amato di più, come Napoli e Bologna, con il contributo di immagini inedite proiettate su led wall. Oltre alla mia band da studio ho aggiunto un chitarrist­a e la violoncell­ista Giovanna Famulari, che è anche voce narrante».

È vero che per lei Dalla è stato come un padre?

«Se non ci fosse stato lui, forse non avrei continuato a cantare. Io arrivavo dalla campagna pavese, dove regnava il perbenismo, lui era l’esatto contrario, e i primi tempi fu il mio mentore perché avevo bisogno di essere seguito anche nei momenti più difficili. In un periodo di crisi mi lascio una lettera in cui scrisse “resisti, che sei forte dentro”. Anch’io credo di essergli stato utile, perché grazie alla mia passione per il folk, e per Neil Young, ho aggiunto nella sua musica la chitarra acustica. Ricordo anche le telefonate di notte, e lui che mi diceva “senti questo pezzo”».

Quando vi siete incontrati la prima volta?

«Spesso racconto di quando a 16 anni mi presentai con mio padre al provino per interpreta­re “Occhi di Ragazza”, e lui arrivò tutto ingessato dopo aver fatto un incidente con la sua Porsche sul raccordo anulare. In realtà lo avevo conosciuto tre anni prima, alla rotonda di Garlasco. Cantai “La fisarmonic­a” di Morandi e alla fine lui mi disse “bravo ragazzino, canti bene”. Era destino che Morandi ci unisse».

E l’ultima?

«Più che un incontro ricordo una telefonata, durante il Festival di Sanremo del 2012, pochi giorni prima che morisse. Lui dirigeva Pierdavide Carone in “Nanì”, ma capii subito che non si trovava a suo agio, sentivo che non era sereno».

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Ron, 64 anni, stasera si esibirà al Dal Verme accompagna­to dalla sua band e da proiezioni di immagini
Pavese Ron, 64 anni, stasera si esibirà al Dal Verme accompagna­to dalla sua band e da proiezioni di immagini

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