«Dal Collegio degli angeli al Pride 2018»
IL PERSONAGGIO MANUEL SHOCK
La sua è l’arte dello scandalo. Non a caso ha scelto di farsi chiamare Manuel Shock. L’artista, 29 anni, trevigliese, capelli biondo platino, a volte con cresta anni ‘80, altre con parrucca rasta, di professione vocalist al Bolgia, è l’icona del Bergamo Pride 2018, il primo in città, patrocinato da comune e provincia.
La manifestazione è organizzata da un coordinamento che vede la partecipazione delle associazioni Lgbt e non, come per esempio i City Angels. Il ritrovo sarà, sabato alle 15, al piazzale Malpensata, per poi sfilare un’ora dopo come un’onda colorata che raggiungerà piazza Matteotti. Gli slogan sono «giù la maschera» e «educare alle differenze per combattere l’odio». Alla testa del corteo, sul primo carro insieme al deejay, ci sarà Manuel che sventolerà la grossa bandiera arcobaleno simbolo di liberazione sessuale quasi fosse uno scettro e un look per lui inedito.
«Il pubblico è abituato a vedermi all’ingresso della discoteca in costumi di scena provocanti e in tacchi a spillo, voglio mostrarmi in un’altra veste, indosserò un elegante smoking, come se stessi per entrare in Parlamento a rivendicare i diritti per il mondo queer», anticipa l’artista.
Manuel ha iniziato a lavorare quindici anni fa come cubista e ragazzo immagine nel club di Osio Sopra. Poi è diventato «mc» o maestro cerimoniere, capace di intrattenere e presentare i deejay più famosi. Mestiere che esporta ogni anno nelle dance floor all’estero: a marzo scalda le piste di Miami, d’estate è a Ibiza, a Natale e Capodanno a New York. «Ero talmente timido che balbettavo, non avrei mai immaginato questo futuro — sorride Manuel che ha suscitato scalpore travestendosi da Gesù con tanto di corona di spine —: ho sconvolto il pubblico bergamasco, molto meno aperto di quello milanese, con i miei eccentrici outfit che sono stati la mia fortuna perché hanno permesso di contraddistinguermi. E dire che, agli esordi, frequentavo l’istituto giuridico economico aziendale al Collegio degli angeli».
Oggi è un personaggio che, in piccolo, può essere paragonato alla cantante e drag queen austriaca Conchita Wurst. «Icone gay mondiali sono Madonna e Lady Gaga, non è necessario appartenere alla comunità Lgbt — dice —. Mi hanno scelto perché sono l’omosessuale più conosciuto e in vista anche tra il mondo etero, difatti non lavoro in un locale gay. Il mio è un messaggio per i diritti rivolto ai giovani che ballano la techno e sembrano così distanti da queste tematiche. Ci sono ancora tante vittime di discriminazione e le nuove generazioni vanno istruite. Io ci provo, con estro».
Dalla Bassa Il 29enne di Treviglio, vocalist al Bolgia, è l’icona del Bergamo Pride 2018 «C’è ancora tanta discriminazione, le nuove generazioni vanno istruite»