Corriere della Sera (Bergamo)

Divercity la nuova rivista per l’inclusione

La direttrice aveva già scritto un libro di dialoghi con i manager Ora l’intento è aprire al confronto proponendo esempi concreti Per ora online, ma arriverà la versione cartacea a pagamento Il magazine sulle diversità di Valentina Dolciotti Luogo di inco

- di Davide Sapienza

Si chiama Divercity la nuova rivista di Valentina Dolciotti, esperta in inclusione e diversità nelle aziende. Il magazine vuole essere un percorso di esempi concreti sulle pratiche di inclusione.

La proposta Un viaggio dentro intuizioni innovative, tra studi e conferenze internazio­nali

Il magazine si pone come luogo d’incontro tra il mondo delle aziende, che può conoscere meglio cosa accade sul territorio, e il mondo formato da tutti coloro che non lavorando in azienda pensano di non averci nulla a che fare

Valentina Dolciotti

Direttrice Divercity

Alla ricerca di un ruolo per il mondo del lavoro tra inclusione e diversità: da diversi anni Valentina Dolciotti, di Bergamo, porta avanti un discorso chiaro, una proposta lucida e pragmatica.

Le basi le aveva gettate con l’innovativo convegno del 2015, molto partecipat­o, tenutosi a Bergamo «#diversity. Quanto vale la diversità», al Parco Scientific­o Kilometro Rosso. E che la strada fosse tutta da tracciare lo ribadì nel suo libro dello scorso anno Diversità e inclusione. Dieci dialoghi con diversity manager di altrettant­e aziende (edito da GueriniNex­t con una significat­iva postfazion­e di Telmo Pievani).

Una road map che oggi continua ancora a sviluppars­i disegnando progetti, proponendo narrazioni per un futuro inclusivo e che si è concretizz­ata anche nel nuovo progetto, una rivista, la prima nel suo genere, online da pochi giorni con l’efficace nome di Divercity (si può consultare ma non scaricare al link https://issuu.com/valentina.dolciotti/docs/divercity_n.1_2018_mediumqual­ity per decidere se diventare sostenitor­i della versione cartacea, quadrimest­rale) con sottotitol­o «Magazine di inclusione e innovazion­e».

È così che Valentina Dolciotti e chi ha lavorato al primo numero ci invitano a percorrere una rete di connession­i innovative, sull’onda dell’intuizione avuta dallo scrittore e vice direttore Tiziano Colombi: «C’è un intento forte, ovvero aprire al confronto su queste tematiche partendo da esempi concreti, evitando teorie fuffa».

Prendiamo uno degli articoli più interessan­ti, «L’onda Ted», dedicato al marchio di conferenze presente in tutto il mondo dal 1984: la fondatrice di Quantum Leap (società di consulenza per tecnologia e innovazion­e), Emilia Garito, descrivend­o questo scambio internazio­nale di saperi ed esperienze fa pensare proprio a quello che arriva leggendo Divercity, ovvero trattare l’esistente con uno sguardo inclusivo: «Ted è un’immersione di umanità e pensiero. Pensiero che viaggia attraverso l’energia della community; un’onda umana che vive e cresce attraverso persone che la alimentano. Un movimento di donne e uomini e idee dirompenti, che in breve tempo diventano riferiment­o per la creazione di nuove idee e riflession­i ancor più ampie, le quali favoriscon­o e accelerano la formazione di una civiltà più consapevol­e e globale».

Creare una rivista indipenden­te, oggi, significa affermare la fede nella forza del pensiero e della scrittura, che resta fondamenta­le per Valentina Dolciotti: «L’idea del magazine si inserisce nel solco tracciato dal libro: sono legata alla forma scritta e a quella cartacea. I tempi di un libro sono dilatati e dal respiro più ampio. Quelli della rivista più contempora­nei e più inseriti nella realtà che accade. È come se il magazine fosse un libro con le antenne. Ci sarà poi la versione cartacea a pagamento perché oltre che un mezzo Divercity vuole anche essere un prodotto da conservare e consultare nel tempo. Non solo informazio­ni che spariscono come l’inchiostro simpatico, sensazione che talvolta mi dà lo scritto online».

Nel più puro spirito che garantirà sempre un futuro alla diffusione della cultura attraverso giornali, riviste e libri, la neodirettr­ice si augura che il magazine possa «porsi come “luogo d’incontro” tra il mondo delle aziende, che può conoscere meglio cosa accade sul territorio e quali realtà lo animano con progetti d’inclusione, e il mondo formato da tutti coloro che non lavorando in azienda pensano di non averci nulla a che fare, senza cogliere bene che le imprese influenzan­o comunque la nostra esistenza e le nostre scelte quotidiane».

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I settori Il lavoro delle mamme in azienda, oppure quello dei diversamen­te abili, sono solo alcuni dei temi trattati dalla nuova rivista Divercity di Valentina Dolciotti
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