Corriere della Sera (Bergamo)

Tazio Nuvolari e quel cofano volato via barattato con una moto

- Di Costanzo Gatta Costanzo Gatta

L’incidente a Gualdo Tadino dove il pezzo d’auto finì in un campo e fu usato per il pollaio

La Ferrari 166 F sfreccia su strade che non sono certo un biliardo. Il tachimetro segna a tratti 150, a tratti 200 km orari. Per le vibrazioni si allentano le cinghie che tengono chiuso il cofano del potente motore. Alle porte di Gualdo Tadino, frazione Rigali (Perugia), l’irreparabi­le. Di colpo, per le vibrazioni sempre più forti, la cinghia si sgancia. Il rosso cofano con impresso il numero della vettura (1049) si solleva come una vela. Per il violento schiaffo del vento strappa la cerniera, vola sopra le teste di chi è sul ciglio della strada e ricade in un campo. Il pilota, non batte ciglio e tira dritto. È Nuvolari, il mitico Nivola, che sta combattend­o un’altra battaglia sulla strada della Mille Miglia. E ha 56 anni.

Solo tre giorni prima Ferrari gli aveva affidato l’ultimo modello uscito dall’officina di Maranello intuendo che per il mantovano non era ancora tempo di lasciare la ribalta. E Nivola aveva accettato di mettersi in gioco senza aver provato né l’auto né il percorso. Per il vero non pensava di tornare a correre. Si era ritirato Ferrari 166F in una pensioncin­a di Gardone più per curarsi respirando la buona aria del Benàco che per vacanza. Un toccasana per i suoi polmoni malandati. «Vado a Brescia per la punzonatur­a. Voglio salutare gli amici e torno » - aveva detto alla moglie che gli teneva compagnia. E Carolina Rosa Perina l’aveva lasciato, fidandosi. Ben presto conoscerà la decisione di Tazio dopo le lusinghe di Ferrari: partenza alle 4,33 del 2 maggio.

A Gualdo Tadino sono da tempo suonate le 9 del mattino. È primo, sta volando verso Roma (vi arriverà alle 10 e 13) e gli avversari - i favoriti nei pronostici - mangiano la polvere. E lui, senza cofano, respira altri gas. Deve resistere ancora non più di 5 ore. Non immagina che la potente Ferrari lo lascerà a piedi a Villa Ospizio (Reggio Emilia) rovinando così una corsa da leggenda.

E veniamo al cofano volato via, passato di mano in mano, utilizzato in vari modi ed ora esposto nel museo di Mantova dedicato a Tazio. A ricostruir­e la storia, con vocazione e pazienza da Maigret, è stato Mario Donnini giornalist­a sportivo; solo per il gusto di conoscere nei dettagli una storia sentita da bambino e dalla voce dal padre Italo. Ha cominciato perciò a cercare i protagonis­ti ancora vivi. Molte le sorprese. A recuperare il cofano finito in un campo è Gildo Remigi, un contadino di Guado Tadino. Pensa che potrà servirgli per coprire un pozzo o come tetto del pollaio; così verniciata la lamiera non fa ruggine.

Passano decenni e Remigi, che non ha mai lasciato quel trofeo, lo cede all’amico Federico Cirelli, proprietar­io di una stazione di servizio con bar. O meglio glielo cede per un ciclomotor­e. Casuale lo scambio. Remigi aveva lamentato di non poter più frequentar­e il bar dell’amico: «È troppo lontano da casa mia e le gambe mi pesano». Ed il barista, tifoso di Nivola, e da tempo ingolosito da quel trofeo azzarda una proposta: «Dammi il cofano di Tazio e io ti regalo il mio motorino». Stretta di mano, affare fatto. Cirelli, gongolante appende il cofano ad una trave di un suo vecchio mulino.

Ma non intendendo­sene crede che sia il cofano di una Cisitalia, ovvero la macchina pilotata da Nivola nel 1947. Sarà sempre il giornalist­a detective a correggere l’errore e a convincere il Cirelli ad affidare il pezzo - in comodato gratuito - al museo di Mantova. Oggi la favola del cofano 1049, quando è raccontata dal conservato­re del museo, lascia a bocca aperta i visitatori. A bocca aperta restano anche i lettori. Perché Donnini ha messo tutto nero su bianco e ne è uscito un bel libro di successo.

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Ecco l’auto di Nuvolari numero 1049, quando aveva ancora il cofano integro

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