Corriere della Sera (Bergamo)

Novant’anni fa l’auto del Biscione vinse Ora ci riprova la coppia Moceri-Bonetti

- Lilina Golia

omaggio a Giovanni Campari e Giulio Ramponi e alla loro vittoria di 90 anni fa, targata Biscione, passa anche dalla partecipaz­ione alla 1000 Miglia di quest’anno dell’equipaggio siculo-bresciano composto da Giovanni Moceri e Daniele Bonetti che saranno al via da Viale Rebuffone su una Alfa Romeo 6C 1500 SS del 1928. «Un’auto leggendari­a - tiene a precisare Moceri, alla sua 11esima Freccia Rossa – con un passato di grandi successi, celebrativ­a della vittoria di Campari. Quest’anno, poi, noi partiremo con il numero 30, lo stesso che nel ’28 aveva proprio Campari». Un numero che fa, dunque, la differenza anche nel peso delle responsabi­lità di tenere alto il blasone del Biscione del (allora) Portello, in consideraz­ione anche del meticoloso lavoro di squadra predispost­o da Fca Heritage e dal suo cuore sportivo. «Della messa a punto dell’auto che ci è stata affidata dal Museo di Arese (utilizzata in passato anche dal presidente nazionale dell’Ac Angelo Sticchi Damiani insieme a Jean Todt per la targa Florio) è stato incaricato Francesco Bonfanti, grande specialist­a del restauro delle Scalda i motori La possente Alfa Romeo 6C torna in pista con la coppia Giovanni Moceri (in piedi) e Daniele Bonetti (seduto)

Alfa Romeo. Noi dovremo fare la nostra parte, perché partecipar­e alla 1000 Miglia è un po’ come correre nel campionato del mondo», racconta il pediatra di Palermo, che, da

esperto pilota, abituato ai gradini più alti dei podi delle gare di regolarità (si è aggiudicat­o le ultime tre edizioni della Targa Florio, di cui due con Bonetti, e recentemen­te il

Campionato Grandi Eventi di Aci Sport) è perfettame­nte consapevol­e di potenziali­tà e insidie della sua 6C. Motore spinto e dotato di sei cilindri, in grado di arrivare a 125 chiper lometri orari. «Non è un’auto semplice da guidare, il sistema frenante è da gestire con oculatezza, così come il cambio, ma l’efficienza del motore, con una buona coppia, e la componenti­stica sono una garanzia. Le emozioni al volante sono ineguaglia­bili». Tenere a bada l’animo sportivo di questa Alfa, che Moceri paragona ad una monoposto dei giorni nostri, non sarà cosa da poco, ma sarà sicurament­e un piacere, grazie anche all’intesa con il giornalist­a-navigatore bresciano, Daniele Bonetti, con il quale da 10 anni condivide la passione per le signore ruggenti d’un tempo.

«Mi fido ciecamente di lui e lui fa altrettant­o con me. Siamo riusciti, anche per l’amicizia che ci lega, a creare un’armonia nell’abitacolo che ci permette di gareggiare con spensierat­ezza, senza perdere il gusto del divertimen­to per quello che facciamo e che facciamo comunque con il massimo impegno, nella consapevol­ezza che ogni gara è un gioco, serio, sì, ma che finisce e poi torniamo al nostro lavoro, io in ospedale e lui in redazione». Si punta a fare il massimo, ovviamente con questa Alfa Romeo speciale anche un altro motivo. Fu l’auto che portò alla vittoria nel 2010 Luciano Viaro, «alfista» convinto, scomparso, ormai, 7 anni fa. Parco nei sorrisi per quel carattere un po’ chiuso, ma concreto, campione della regolarità, un tutt’uno con pressostat­o e cronometro, apprezzato da tutti gli appassiona­ti che alla 1000 Miglia per tre volte, rigorosame­nte su un’Alfa, lo applaudiro­no da vincitore. Oggi sono Moceri e Bonetti a mettersi in gioco su questo bolide attempato, ma ancora gagliardo, pronti a sfidare le asperità del percorso, salite, discese tornanti e passi appenninic­i. «E poi dobbiamo ricordarci che queste auto erano nate per viaggiare su strade sterrate, non asfaltate come quelle di oggi». Non resta che iniziare questa nuova avventura nel nome del Biscione.

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