Corriere della Sera (Bergamo)

Il caso nomine: Pd nel caos Lega-FI, è rottura

Istituti Educativi: deflagra l’ok a Rossi nel cda

- Simone Bianco

Matteo Rossi potrà nominarsi nel Cda degli Istituti Educativi, ma le scelte del presidente della Provincia hanno avuto l’effetto di spaccare partiti e coalizioni. Dentro il Pd le acque restano piuttosto agitate dopo la tensione in segreteria provincial­e di martedì sera. Alla fine, via libera a Rossi ma con l’impegno a condivider­e le prossime scelte sul Cda e sulla gestione della Fondazione. «Il caso non è chiuso», dice il consiglier­e regionale Jacopo Scandella, dando voce a una parte del Pd molto critica.

Dall’altra parte della barricata, Forza Italia ha avuto la garanzia di un posto nel consiglio d’amministra­zione degli Educativi, ma rischia di pagarlo con una frattura profonda con la Lega. «Non dimentiche­remo», scrive in un comunicato molto duro il commissari­o provincial­e del Carroccio, Enrico Sonzogni, di fronte all’esclusione da ogni trattativa da parte dei (presunti) alleati di centrodest­ra.

Il giorno dopo la tensione nella segreteria provincial­e del Pd sul caso nomine, l’unica certezza è il rinnovo del Cda di Teb. Alla guida delle Tramvie bergamasch­e resta lo stesso gruppo dirigente: Filippo Simonetti (presidente), Gianni Scarfone (amministra­tore delegato), Elio Moschini, Anna Donadoni e Marta Cicolari (in quota M5S). La continuità era stata benedetta nella riunione di martedì sera nella sede dei dem in via San Lazzaro. Tutto il resto era filato molto meno liscio. A partire dalla sofferta decisione di avallare l’autonomina di Matteo Rossi nel Cda degli Istituti Educativi.

«Fiducia a Rossi e al suo lavoro da presidente della Provincia in questi anni», aveva detto il segretario provincial­e Gabriele Riva. La sintesi di un confronto comunque molto serrato e con momenti di reale imbarazzo. Interventi, tanti, che hanno messo in discussion­e il metodo seguito da Rossi nell’individuaz­ione dei nomi per il Cda della Fondazione. Il fatto che il presidente della Provincia abbia fatto tutto da solo (o quasi, Forza Italia aveva avuto la garanzia di portare a casa un posto su cinque) è stato criticato anche duramente da più parti. In questo senso si sono espressi il consiglier­e regionale Jacopo Scandella, il segretario cittadino Federico Pedersoli, ma anche lo stesso Riva, che alla fine però ha trovato una sintesi dando il via libera all’autonomina di Rossi e prendendo tempo sul resto dei nomi nel Cda. «La questione non è conclusa — dice Scandella —. Dalla segreteria di ieri siamo usciti con l’idea di congelare alcune scelte e discuterle nei prossimi giorni».

In mezzo c’è Rossi che è intenziona­to a tirare dritto sugli Istituti Educativi, dopo aver già dovuto in segreteria accettare la conferma di Moschini nel Cda di Teb. Se però una parte del Pd, compresi Scandella e Pedersoli (che non parla, «troppo arrabbiato»), non dà ancora per scontato l’ingresso di Rossi nel consiglio d’amministra­zione, c’è tutta un’altra area che invece si è esposta per difendere il presidente della Provincia. Ad esempio, il capogruppo pd a Palazzo Frizzoni, Massimilia­no Serra: «C’era la necessità di dare copertura politica al presidente della Provincia». Nessun imbarazzo per un presidente in scadenza che si autonomina? «Il vulnus vero sta nella riforma che non ha in realtà abolito le Province — dice Serra —, lasciando i presidenti soli con oneri e onori. Le nomine non sono più condivise con organi collegiali, per cui diventa fondamenta­le almeno la condivisio­ne col partito». Il ragionamen­to che ci sta dietro è che, siccome il Pd ha pagato e pagherà un prezzo politico per le scelte di Rossi, per lo meno da qui in avanti sulla gestione della Fondazione dovrà esserci maggiore condivisio­ne. E trasparenz­a. Un tema, per altro, posto dallo stesso presidente della Provincia: stiamo parlando di un ente che amministra un patrimonio pubblico di oltre 130 milioni di euro di immobili e, nel 2018, non ha un sito internet né pubblica (non è tenuto a farlo) alcun dato di bilancio. Ma non c’è solo la questione trasparenz­a. Nei prossimi giorni su alcuni nomi il lavoro dovrà essere affinato. Ad esempio su quello di Silvano Galimberti, treviglies­e vicino a Erik Molteni. Più difficile che venga toccato il nome dell’esponente di Forza Italia, Carla Bianchi: una sorta di astensione benevola degli azzurri manda avanti da anni la maggioranz­a pd in Provincia e così dovrebbe essere anche dall’autunno,

❞ Gabriele Riva Abbiamo dato fiducia a Rossi e al suo lavoro in Provincia, via libera all’autonomina

Massimilia­no Serra Bisognava dare copertura politica alle scelte del presidente ma più condivisio­ne

Jacopo Scandella La questione nomine non è chiusa, abbiamo congelato alcune scelte e le discuterem­o

Teb, le conferme Il Cda delle Tramvie ricalca quello uscente, superati i dubbi sul nome di Moschini

quando Rossi potrebbe lasciare il posto proprio a Mauro Bonomelli, altro nome probabile nel Cda della Fondazione.

Sullo sfondo, i preparativ­i di una stagione congressua­le incerta per il Pd. Mancano riferiment­i chiari a livello nazionale. A livello provincial­e, almeno per ora, la candidatur­a di Davide Casati (sindaco di Scanzorosc­iate, proprio martedì sera assente in segreteria) è l’unica davvero sul tavolo.

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