Corriere della Sera (Bergamo)

Gasperini resta: «Si può crescere, con il mercato»

Gasp a tutto campo: abbiamo spremuto il vivaio, per puntare in alto serve il mercato

- Di Matteo Magri

«Resto, l’intenzione di andare via non c’è mai stata. Ho un lungo contratto con l’Atalanta e spero di rimanere a Bergamo per molti anni. Per me è l’ambiente ideale, lavoro con una società generosa, seria, affidabile e competente».

L’ambiente che ruota attorno a noi è fantastico, basta vedere l’entusiasmo dei tifosi». Firmato Gian Piero Gasperini, Zingonia, primo pomeriggio di ieri. Poche ore più tardi il tecnico ha partecipat­o al vertice di mercato, un primo incontro sui piani della società, al termine del quale il direttore tecnico atalantino, Giovanni Sartori, ha detto sempliceme­nte: «Tutto sotto controllo, i nomi su cui lavorare ci sono ma restano top secret».

Gasperini, proprio nessuna intenzione di cambiare aria?

«A un certo punto ho pensato a un’esperienza all’estero. Ma è un’idea che ho scartato immediatam­ente. La mia porta è rimasta sempre chiusa. Andarmene, poi, sarebbe stato un brutto gesto nei confronti del club e della piazza».

E in Italia?

«Men che meno. Forse non ho ambizioni da scudetto o da Champions. E poi una big (l’Inter, ndr) e il relativo stress l’ho già provato. La Nazionale? Mancini è un buon profilo per riportare in alto il nostro calcio. Se l’avessero chiesto a me, avrei risposto di no perché non ero la prima scelta. A Bergamo invece lo sono. Ripeto, all’Atalanta sto benissimo. Le mie esigenze sono quelle di lavorare in un’ambiente in cui sto bene e mi sento apprezzato. Senza deluderlo».

E cosa serve per non deludere la piazza?

«Chiarezza e condivisio­ne nella programmaz­ione. E progettual­ità, senza snaturare la filosofia nerazzurra. Ho letto che avrei messo dei paletti sulla costruzion­e della squadra, per poter lottare in Europa. Sbagliato».

Dopo due stagioni di alto livello sarebbe anche stato legittimo.

«Se decideremo di puntare in alto, allora gioco forza il club dovrà intervenir­e per rimpiazzar­e con calciatori di qualità chi se ne andrà. Senza calcolare che rispetto a due anni fa abbiamo perso almeno sette giocatori importanti. Non è un compito semplice per Sartori e per chi dovrà fare il mercato, perché quest’ultimo è una bele stia strana, in continua evoluzione. E poi una società come l’Atalanta parte sempre con ampio svantaggio».

Si spieghi.

«È colpa del sistema italiano. Perché i risultati in campo non premiano in modo proporzion­ale i bilanci. Le società più blasonate hanno e avranno sempre maggior potere economico. Il presidente Percassi può anche decidere di non vendere nessuno, ma come fa a trattenere un ragazzo a cui questi club possono offrire il quintuplo dello stipendio?»

È dura dare continuità.

«Ogni nuova stagione è una nuova storia. E la cosa non mi spaventa. So benissimo dove sono e quali sono le esigenze per un club come il nostro».

Qual è l’alternativ­a a non puntare in alto?

«C’è un’altra strada, che mi stimola ugualmente. Quella di continuare a valorizzar­e i giovani cercando di prenderci del- soddisfazi­oni».

Puntando sul vivaio.

«Direi di no e non perché il nostro settore giovanile sia di basso livello. Anzi, i fatti hanno dimostrato l’esatto opposto. Ma serve tempo, perché il vivaio lo abbiamo spremuto. Avevo in rosa Barrow, Bastoni e Melegoni, calciatori di 19 anni. Non posso lanciare ragazzi di 17».

Ci sono stati anche i Caldara e i Gagliardin­i.

«Ed erano calciatori reduci da esperienza in altre squadre, magari in prestito. Erano più maturi, più pronti».

Quindi?

«Quindi anche qui entra in campo il mercato che, quest’anno, sarà molto importante. Poi c’è la terza strada e cioè il ricambio dei tasselli. Quale imboccare? Dipenderà dal mercato, che lo ripeto, è imprevedib­ile. Io sono pronto a tutto. L’importante è avere una strategia. Anche perché vivacchiar­e non è né nel mio Dna né in quello della società».

Terminato il futuro, c’è il passato da analizzare. Meglio questa stagione o la precedente?

«È come chiedere a un padre quale figlio preferisce. In quest’ultima forse abbiamo avuto più maturità, con l’Europa ci sono state maggiori emozioni. Ma non dobbiamo sminuire la scorsa annata perché abbiamo conquistat­o 74 punti utilizzand­o un sacco di giovani alla prima esperienza vera in Serie A».

Nell’ultima partita si è arrabbiato molto a Cagliari.

«Perché abbiamo perso troppe partite arrivando a un centimetro dal risultato. E Cagliari è stata la riprova che non abbiamo imparato niente sotto quest’aspetto. Non dovevamo perdere, e lo abbiamo fatto con leggerezza. Questo tipo di gare spiegano il motivo per il quale è mancato sempre un soldo per fare una lira, come diceva mio padre».

E dove si trova questo soldo?

«In allenament­o. Ci sono stati altri match del genere: contro il Borussia, c’è mancato un centimetro per fare gol con la Juve in Coppa Italia, idem per vincere con Lazio e Milan. Detto questo, i ragazzi sono stati straordina­ri».

Qualcuno in particolar­e?

«Non sono tipo da pagelle: come impegno, atteggiame­nto e spirito di squadra tutti sono stati da dieci e lode».

E a livello tecnico?

«Mi ha impression­ato il pacchetto in difesa e a centrocamp­o, quello formato da Masiello, Caldara, Freuler, de Roon, Cristante, Toloi. Anche altri hanno fatto bene, ma con meno continuità. Non è facile tenere un livello così alto e mi chiedo se possano ripetere una stagione così».

Al netto delle vicende del Milan, vi aspettano i preliminar­i di Europa League.

«Sono quasi contento di farli, perché le difficoltà legate ai

❞ A volte ci è mancato un soldo per fare una lira, come diceva mio padre.Con il Borussia o la Juve in Coppa Italia, ad esempio. E quel soldo possiamo trovarlo in allenament­o

preliminar­i sono un luogo comune. Il problema è se non raggiunger­emo i gironi e lo stress di superare il turno perché quelle partite, giocate in estate e con squadre magari più avanti nella preparazio­ne, non sono scontate. A livello fisico non esistono preoccupaz­ioni. L’anno scorso dopo 18 giorni abbiamo incontrato il Lille e dopo 23 giorni il Borussia. Ovvio, erano amichevoli ma erano test impegnativ­i e probabilme­nte non troveremo avversari di quel livello. Le scarse informazio­ni su alcune formazioni di campionati lontani? Meglio incontrare una di Baku che il Manchester United».

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 ??  ?? Continuità Gian Piero Gasperini, 60 anni, annuncia la sua terza stagione di fila all’Atalanta. «Ho pensato a un’esperienza all’estero, ma poi ho subito scartato l’idea»
Continuità Gian Piero Gasperini, 60 anni, annuncia la sua terza stagione di fila all’Atalanta. «Ho pensato a un’esperienza all’estero, ma poi ho subito scartato l’idea»
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