Corriere della Sera (Bergamo)

I cori della Scala per Mozart sacro

Il Giardino Armonico in San Michele a Pavia

- Enrico Parola

«Non mi stupisce pensare che l’avesse composta a 12 anni, piuttosto mi entusiasma constatare quanta splendida musica ci sia in questa messa, che assieme alla K 427 è la più bella di Mozart». Giovanni Antonini chiude oggi il Festival di Musica Sacra guidando a Pavia, in San Michele Maggiore, il suo Giardino Armonico, i cori dell’Accademia e delle Voci Bianche della Scala nella mozartiana «Waisenhaus­messe», la messa «degli orfanelli». Non a caso Antonini, riferiment­o mondiale del repertorio barocco, la paragona alla Grande Messa K 427 che ha diretto al Piermarini lo scorso Natale: «Entrambe sono in do minore, in entrambe dopo il Kirye Eleison severo del coro arriva il Christe Eleison luminoso del solista: al Dio ieratico che incute timore subentra il Dio fatto uomo che rivela il suo volto buono; ma se nella K 427 c’è un elemento quasi sensuale, nel senso dello spirito che si fa carne, qui rintocca un piglio danzante decisament­e più fanciulles­co: Mozart aveva la stessa età dei nostri coristi delle Voci Bianche». Accanto a Mozart Antonini dirigerà la sinfonia «La Roxelane» di Haydn: «Stiamo sviluppand­o un progetto Haydn, l’abbiamo appena portato a Roma e Vienna; qui mi fa particolar­mente piacere perché il Giardino Armonico è nato a Milano 30 anni fa». Parlando di Haydn, Antonini sottolinea come «non sia musica politica come in Beethoven, dove c’è sempre un messaggio da comunicare; qui c’è più attenzione alla retorica, al linguaggio in sé: l’Adagio che sembra monotono rivela invece tanti micro-eventi sorprenden­ti. Haydn fu il padre del classicism­o ma aveva uno spirito più sperimenta­tore di Mozart, penso ad esempio a certe modulazion­i ardite».

Ardita, nonostante l’immediato sostegno di Banca del Monte di Lombardia e della Sul podio Giovanni Antonini chiude il Festival di Musica Sacra a Pavia dirigendo il suo Giardino Armonico e i cori dell’Accademia della Scala Regione, sembrava anche l’idea di un festival a Pavia. Riflette il sovrintend­ente scaligero Alexander Pereira: «È stato un successo e continuere­mo, sempre a maggio perché c’è un bel clima, sempre a Pavia perché ha chiese splendide e un bel teatro: l’anno prossimo verrà Muti con l’orchestra Cherubini e il Bayerische­s Rundfunks Choir per la Missa pro defunctis di Pergolesi». Un’altra osservazio­ne di Pereira riguarda il pubblico italiano ed internazio­nale: «È importante offrire la musica sacra non solo per conoscere meglio i cataloghi dei compositor­i, ma perché la gente e i musicisti stessi si calano con passione nella spirituali­tà di queste opere. A riprova dell’interesse crescente del pubblico per le composizio­ni sacre, Chailly ha diretto i complessi scaligeri nel Requiem di Verdi ad Amburgo pochi giorni fa, trasferend­o in quella sala l’atmosfera respirata a Pavia; è stata di tale intensità che il pubblico, prima di applaudire per 15 minuti, è rimasto a lungo in silenzio».

Si replica nel 2019 Il sovrintend­ente scaligero Pereira: «Il prossimo anno a Pavia ci sarà Muti»

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