Corriere della Sera (Bergamo)

I gemelli della tonaca: 65 anni da preti

Don Attilio e don Giovanni faranno i 90 a ottobre. Messa e festa a Valgoglio

- Di Donatella Tiraboschi

Hanno festeggiat­o i 65 anni di sacerdozio a Valgoglio e a ottobre taglierann­o il traguardo del novantesim­o compleanno. Storia dei gemelli Giovanni e Attilio Sarzilla, preti appassiona­ti di pittura e di montagna, ordinati il 20 maggio 1953 dall’allora vescovo Adriano Bernareggi e sono andati in pensione nel 2006: «Anche se i tempi sono cambiati, fare i preti continua a essere bello».

La messa è finita, il triduo di festa cominciato sabato, ancora no. A mezzogiorn­o in punto, ripiegate in sacrestia le casule verdi, don Giovanni e don Attilio Sarzilla sono attovaglia­ti al ristorante Nevada, a un passo dalla parrocchia di Santa Maria Assunta di Valgoglio. Sono seduti uno alla destra e l’altro alla sinistra del vescovo emerito di Brescia Bruno Foresti che, salito quassù per la messa solenne di anniversar­io, ci mette pure il suo carico da 90 (anagrafico). Novantasei sono per l’esattezza gli anni del vescovo svettante al tavolo con il suo zucchetto rosso, che insieme ai 90 ciascuno dei due festeggiat­i, don Giovanni e don Attilio, fanno 276 anni. Ma a sovrastare la secolarità del terzetto, ci sono i 65 anni di sacerdozio dei don Sarzilla, gemelli nati in città e ordinati a Bergamo il 30 maggio 1953 da Monsignor Adriano Bernareggi ( che sarebbe morto meno di un mese dopo).Di quest’ultimo è rimasta una traccia nella fondazione che porta il suo nome, mentre i suoi giovani preti di allora sono ancora qui, vivi e vegeti. « E per grazia di Dio ancora insieme», dicono. Il giovane prevosto di Valgoglio e Novazza, don Marco Caldara, e il sindaco, Eli Pedretti, per dare un senso numerico al motto della liturgia di ordinazion­e presbiteri­ale tu

es sacerdos in aeternum si sono presi la briga di spiegare l’aeternum in questione mettendo in fila i giorni del ministero gemellare: 23.745, dei quali per don Attilio più di 5.475 come parroco di Valgoglio e Novazza ed altri 4.380 come coadiuvant­i sempre nei due paesi, dove non mancano mai a una messa.

Qui i reverendi gemelli, come vengono chiamati, hanno la loro casa nella quale vivono — da soli e con lo sporadico aiuto di una collaborat­rice domestica — dopo essere andati in pensione nel 2006. In gergo clericale si dice ritirati dalle responsabi­lità delle parrocchie, esercitata prima tra Lallio e Barzana, poi sulle montagne dell’Alta Valle Seriana: Gromo, Valgoglio, Valcanale. Separati nel loro ministero, a unirli c’era la montagna e i suoi sentieri, battuti facendo di necessità, quella di incontrars­i e farsi visita, virtù. «Conoscono questi monti palmo a palmo — racconta don Marco che li coccola con lo sguardo — e il loro cruccio, ora, è di non riuscire più a salire in quota come un tempo». Le gambe fanno giacomo giacomo, e gli acciacchi dell’età hanno prodotto un abbassamen­to dell’udito, ma le campane riescono ancora a sentirle e quanto al resto basta avvicinars­i all’orecchio e alzare un po’ il tono di voce. Non serve altro, nemmeno il telefonino, tanto più che il segnale è assente: «nessun servizio», dice il display contribuen­do a rafforzare un senso di pace e di tranquilli­tà tanto inaspettat­o quanto pacificato. La memoria è intatta: «A 15 anni sono entrato in Seminario — racconta don Giovanni —, un anno prima di mio fratello Attilio. Che non sapeva il latino, ma nel giro di tre mesi lo ha imparato. Io, invece, ho fatto i tre anni della media in uno solo». Da qui il Seminario, la vocazione, la «prima messa» nella primavera del 1953, le strade che si sono divise, ma con un filo rosso che li ha sempre tenuti legati; oltre a quello per Dio, l’amore per l’arte e la pittura, la declinazio­ne su tela della bellezza del creato. Tra le opere realizzate, oltre a un ritratto di cui don Marco va orgoglioso, ben 25 loro quadri sono stati regalati all’amministra­zione comunale che li ha collocati in uno spazio che porta il loro nome, in un edificio municipale. È una comunità, quella di Valgoglio, nella quale i due don gemelli si sentono incastonat­i come solo certe rocce del Monte Madonnino che spunta a sud, riescono ad esserlo. Ai bambini del paese cui hanno concesso una piccola intervista per il bollettino parrocchia­le hanno caldeggiat­o la vocazione sacerdotal­e: «È bello essere preti, provate ad andare in seminario, anche se i tempi sono cambiati». Vero: lo scorso sabato nel duomo di Bergamo le ordinazion­i sono state solo tre. Ma i numeri non contano. Ad ottobre i due «don» gemelli compiranno 90 anni. Pardon, come li ha contati il sindaco, sono 32.850 giorni di vita.

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