Corriere della Sera (Bergamo)

Bonaldi agli austriaci: salvi i posti

Gli ad: scelta strategica per far crescere ancora l’azienda. Eurocar: collaborat­ori eccellenti

- Di Donatella Tiraboschi

C’èun passaggio, all’interno del comunicato con cui viene annunciata la «conclusion­e dell’intesa che sarà perfeziona­ta a luglio tra il Gruppo Bonaldi e Porsche Holding Gmbh che chiarisce più di tutto il senso dell’operazione. È dei due amministra­tori delegati del Gruppo, Simona Bonaldi e Gianemilio Brusa.

«Il Gruppo Volkswagen è sempre stato un punto di riferiment­o e una garanzia per Bonaldi». Ma il senso vero si compie rovesciand­ola: «Bonaldi è sempre stato un punto di riferiment­o ed una garanzia per il Gruppo Volkswagen».

Non sono loro a pronunciar­la, ma è il commento che, nei giorni seguenti all’indiscrezi­one poi confermata della cessione, trapelata giusto un paio di settimane fa, è molto circolato nel mondo dei rivenditor­i di auto. Rivenditor­i con la R maiuscola, concession­ari e non(solo) bergamasch­i, ma di caratura nazionale hanno concordato nell’attribuire a questa operazione di M&A da parte di Porsche Holding (il nome non deve trarre in inganno, dal momento che è un’emanazione diretta di Volkswagen) un riconoscim­ento della storia commercial­e, del valore e della serietà profession­ale tesaurizza­ta da Bonaldi in quasi 60 anni di attività. Un riconoscim­ento alla BB, all’automobili­stica «Bergamo dei Bonaldi». Sintetizza­ndo e semplifica­ndo, il concetto espresso dagli operatori s i può r ias sumere cos ì : « Volkswagen ha una rete commercial­e di cui è “gelosa”, alla quale tiene moltissimo perché in qualsiasi parte del mondo deve riflettere ed incarnare i valori di cui è portatrice.

Se ha scelto Bonaldi per piantare la bandierina nel cuore del Nord Italia, lo ha fatto con il preciso intento di assicurare la miglior tutela e garanzia in un’ottica di rafforzame­nto dei propr i brand Volkswagen».

Pareri concordi nell’indicare da parte della casa madre una scelta «protezioni­stica», ma di crescita al tempo stesso, tanto più in un mercato che, come hanno rimarcato ancora Brusa e Bonaldi «è in profonda trasformaz­ione: la tecnologia e l’innovazion­e, i cambiament­i economici e sociali, stanno portando a nuove abitudini e diverse esigenze di mobilità. Le case automobili­stiche stanno riorganizz­ando radicalmen­te i modelli produttivi, di vendita e servizio al cliente».

Questa visione molto internazio­nale del duo apicale del Gruppo non toglie il sottile dispiacere di quanti vedono in questa cessione «un altro pezzo della bella Bergamo dell’imprendito­ria che se ne va». Come è già successo e succede in decine di aziende italiane alle prese con delicati passaggi generazion­ali e in un mercato sempre più globale e competitiv­o. Tutti elementi che, verosimilm­ente a fronte di una valutazion­e tutta interna alla famiglia, hanno spinto i Bonaldi a gettare il cuore oltre l’ostacolo.

«Una scelta strategica per garantire crescita e sviluppo alla nostra azienda», dicono. Tra i tanti numeri, le 11.500 vetture vendute nel 2017 e il fatturato consolidat­o di 300 milioni di euro, quello che più conta è quel 300 che indica i dipendenti del Gruppo: «Collaborat­ori di assoluta eccellenza che contribuir­anno ad arricchire profession­almente tutta la squadra», ha commentato

La garanzia Scegliendo­lo, Volkswagen ha riconosciu­to la storia del Gruppo

Matthias Moser, ad di Eurocar Italia, la controllat­a di Porsche Holding cui è in capo l’acquisizio­ne. Nel perimetro rientra l’intero pacchetto azionario di Bonaldi Motori s.p.a, Bonaldi Tech s.p.a. e delle società immobiliar­i del Gruppo. Il valore finanziari­o non è stato reso noto, ma sui 200 milioni circolati fin dal primo momento, non si sono registrate smentite.

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Il Gruppo Bonaldi passa nelle mani degli austriaci Dopo 60 anni

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