Corriere della Sera (Bergamo)

Dalle tangenti allo «scalpo» del rivale

L’imprendito­re chiedeva all’ex direttore Inps di mettere in difficoltà un concorrent­e

- Di Giuliana Ubbiali

Ant0nioCat­taneo voleva «lo scalpo» del suo concorrent­e. E l’ex direttore dell’Inps Angelo D’Ambrosio era disposto a darglielo. Una metafora, ma sono le parole usate nelle intercetta­zioni dei due arrestati (ai domiciliar­i) per corruzione. Il rivale era indebitato, aveva chiesto all’allora direttore un incontro. Cattaneo gli raccomandò di fingere di aiutarlo. E lui: «Dimmi cosa vuoi, ce l’ho in pugno».

Se l’ex direttore dell’Inps Angelo D’Ambrosio nelle intercetta­zioni non millantava, se le sue parole non hanno un’altra spiegazion­e, allora c’è un uomo che gli chiese aiuto senza sapere che qualcuno tramava alle sue spalle.

Il 13 febbraio 2017 questo imprendito­re con l’acqua alla gola lo chiama per un incontro urgente. È probabile che abbia bisogno di dilazionar­e il pagamento dei contributi. D’Ambrosio prende il telefono e alle 19.20 manda un sms ad Antonio Mario Cattaneo, sindacalis­ta-imprendito­re politico di Ci sera no :« Il tuo amico ha chiesto un incontro urgente con me».

Il «tuo amico» in realtà è un rivale. Che cosa fa D’Ambrosio, il gip Marina Cavalleri lo riassume così nell’ordinanza con cui ha messo entrambi agli arresti domiciliar­i: «Il pubblico ufficiale non si limita a fornire a Cattaneo informazio­ni riservate sul rivale, sulla sua pesante esposizion­e debitoria, ma si è anche di buon grado reso disponibil­e a mettere in difficoltà ancor più serie». Lo ricostruis­ce da alcune conversazi­oni. Quella del 14 febbraio, per esempio.

Cattaneo: «Ma tu non sai le rivalità che ci sono in ballo, qui è come la corrida».

D’Ambrosio: «Tu mi devi dire cosa vuoi, perché io ce l’ho in pugno». C.: «Voglio la sua testa!». D.: «Per il momento lo tengo per le palle».

Come si difendano per ora non si sa. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nell’interrogat­orio di garanzia. Allo stato, dalle conversazi­oni emerge una spregiudic­atezza nella gestione della rivalità nel contesto di quel «totale asservimen­to» di cui scrive il giudice. Cattaneo parla con un’amica della conversazi­one con D’Ambrosio.

Cattaneo: «Bomba, bomba, bomba. Praticamen­te (...) sta saltando, gli ha chiesto un incontro urgente perché non paga più i contributi. Gli ho

detto Angelo tu devi far finta di dargli una mano per far rendere pubblico tutti i problemi che ha».

Lei: «Magari quello là gli promette qualcosa».

C.: «No, da quel punto di vista lì figurati, troppo blindato». Lei: «Allora la tua vendetta...».

C.: «È completame­nte nelle mie mani».

Lo stesso giorno l’imprendito­re scrive un sms al direttore dell’Inps di Bergamo, che a marzo verrà trasferito a Sondrio: «Portami lo scalpo e sarai...». In altre telefonate gli parla di «soddisfazi­oni» che avrà. E lui lo rassicura sul fatto che non lo ha mai deluso e non succederà nemmeno stavolta. «Sono in bilico, basta una spinta», gli dice. E l’imprendito­re preme il pulsante: «Spingi, spingi, qui si fa la madre di tutte le battaglie».

Cattaneo l’ha già fatto con D’Ambrosio, al ristorante Caprese a Mozzo, nell’ottobre 2016. Lo fa filmare da due investigat­ori privati mentre gli consegna la busta con la presunta mazzetta. «Così se mi serve lo r icat to » , di rà a un’amica. Dagli atti emerge che ha cercato di farlo anche con l’imprendito­re rivale, organizzan­do una cena a Capriate alla presenza anche del direttore Inps. «La trappola — la definisce il gip — consisteva nel filmare l’incontro tra (...) e D’Ambrosio utilizzand­o la registrazi­one contro il rivale». È il 22 febbraio 2017, lo stesso investigat­ore privato è pronto, ma il piano salta.

Gli interrogat­ori Entrambi gli arrestati (ai domiciliar­i) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere

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Antonio Cattaneo, 61 anni, imprendito­re, politico e sindacalis­ta Più di un ruolo

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