SE BASTANO DUE CARGO
Otto mila tonnellate di merci transitate, nello scorso mese di aprile, non solo costituiscono la differenza quantistica, ma dicono della differenza sostanziale che intercorre tra l’aeroporto di Orio e quello di Montichiari. Uno cresce (+2,3% anche sul primo quadrimestre del 2018) e l’altro perde (-19,04% sempre nel periodo da gennaio ad aprile) in un rapporto di volumi gestiti di 5 a 1. Orio, ma nella sola versione cargo, insomma, in questo momento vale cinque Montichiari che ha una sola versione operativa: quella cargo e basta. «Tenuta su con gli spilli», come affermano gli esperti del settore. Caduti due spilli, i voli cargo settimanali su due sole tratte asiatiche, i numeri sono crollati evidenziando il problema della funzionalità di uno scalo che somiglia sempre più a un hangar vuoto. «Un aeroporto tutto da costruire», lo aveva definito un anno fa il sindaco di Bergamo Giorgio Gori preannunciando una fase di approfondimento per una soluzione industriale che delineasse ambiti societari e di investimento tra Sacbo e Save. Che siano due voli cargo a reggere i destini di un aeroporto vicino, è quanto di più lontano dalla realtà si potrebbe pensare dalle parti di Orio, dove la vera sciagura sarebbe quella di una de-hubbing di Ryanair, che ne ha fatto e continua a farne le fortune. Questioni di prospettive. Montichiari per risollevarsi spera ora in un progetto con un cargo, da e per l’India, con scalo a Londra. Da Orio si vola a Londra quattro volte al giorno. Quanto all’India, con O’Leary in campo, mai dire mai.