Prete nudo in sagrestia, il giallo del selfie
Azzano, un’immagine del parroco fa scoppiare il caso. La replica: un fotomontaggio
Risponde dal telefono fisso della casa parrocchiale, don Alberto Caravina, 52 anni, dal 2014 parroco di Azzano San Paolo. Non può farlo dal suo telefonino che è muto. Da martedì scorso il suo cellulare, infatti, è nelle mani di un ingegnere, esperto informatico di Brescia che nei prossimi giorni, su mandato del legale del sacerdote, svolgerà una consulenza sui contenuti e sul traffico di dati effettuato.
«Spero mi fornisca al più presto tutti gli elementi. Presenterò una querela per diffamazione all’autore di questo fatto», preannuncia don Caravina, con una voce ferma. Il fatto o meglio il caso, anticipato ieri dal sito BergamoNews, vede al centro una fotografia, un selfie dal contenuto evidente: un ritratto nudo davanti ad un grande specchio. In un ambiente scarno, si intravede di spalle una grande armadiatura e, poco più in basso, sulla sinistra, degli sgabelli bianco-oro ( di quelli che generalmente si usano nei matrimoni), mentre in primo piano si nota un tavolo di arte povera. Al centro della scena l’uomo senza veli in una posa eloquentemente equivoca. «Anche a me è stata mostrata quella foto, non so dire ma so per certo che è stata manipolata — chiarisce don Caravina — non mi so spiegare come sia potuto succedere, ma ripeto quello non sono io e quella foto è stata manipolata, si tratta di un fotomontaggio», rincara deciso. «Non ho mai fatto fotografie e non riconosco nel modo più assoluto l’ambiente dove questo selfie è stato scattato. È stato detto che si tratti della sacrestia, ma qui non c’è nessun luogo del genere. Né tanto meno so spiegarmi come questo scatto sia stato diffuso. Ho dato mandato ad un legale perché questa faccenda si chiarisca al più presto. È una cosa che non farebbe piacere a nessuno — conclude don Caravina — ma sono sereno».
Dal canto suo, l’avvocato Barbara Bruni, cui il sacerdote si è affidato, assicura tempi brevi per il compimento dell’investigazione informatica: «Nel giro di una settimana, il perito incaricato ci chiarirà gli aspetti della vicenda». Che sono sostanzialmente due: verificare se si tratti di un fotomontaggio — e quindi verranno messi in campo degli esperti grafici e di fotografia che scandaglino pixel per pixel lo scatto — e capire come la foto sia stata veicolata. Sul dove sembrerebbero non esserci dubbi, perché lo scatto è finito su una app di incontri omosessuali dove qualcuno ha creduto di riconoscere il volto di un parroco conosciuto. Da quel momento la foto ha cominciato a circolare.
«Mai pubblicato fotografie in genere», aggiunge ancora don Caravina che ha subito messo a disposizione dell’avvocato Bruni tutti gli elementi in suo possesso. Telefonino compreso, dal cui traffico di dati il perito incaricato potrà verificare tutti i flussi informativi. Se per don Caravina, in attesa dell’esito investigativo, sono ore non facili, anche in Curia la notizia non è passata sottotraccia. A prendere in carico la pratica è il cancelliere della Curia, don Gianluca Marchetti che, come nelle cancellerie di un tribunale, provvede alla formalizzazione giuridica di tutti gli atti che riguardano gli enti della diocesi. A lui si è rivolto, non appena avuta segnalazione della fotografia, lo stesso don Caravina che ha poi mosso i suoi passi rivolgendosi al legale.
Nel frattempo anche in paese si è sparsa la notizia. Un selfie non ha profili di illegalità o di illiceità ma, in attesa che tutto si risolva, qualche vento di preoccupazione (unito a qualche moto di indignazione) si è sollevato. Nelle prossime ore i genitori di bambini che frequentano le scuole e l’oratorio si troveranno per parlare dell’accaduto. Ma chi conosce bene don Caravina non ha dubbi: «È impossibile che abbia fatto una cosa del genere». L’assoluzione è già pronta.
«Chiarimenti» Alcuni parrocchiani vogliono confrontarsi prima possibile: forse già oggi un incontro