L’ironica leggerezza dello Stato Sociale
Coriandoli e karaoke sul palco del Carroponte
Della nuova generazione di band italiane indipendenti, che con i loro testi ironici ritraggono cliché, stereotipi e mode dei giovani d’oggi, alla ricerca di leggerezza in un clima pesante, gli Stato Sociale rappresentano una punta di diamante. Nome di spicco della meglio gioventù della canzone d’autore, per numero di visualizzazioni e versi d’amore spiazzanti tipo «Ti va se ti porto in quel posto in quell’agriturismo col cinghiale bio, o se andiamo di corsa, una pizza gourmet, in piedi alla fermata del tram, anche se piove, fa freddo e siamo nudi, e che ci frega, tanto è gourmet», la band rivelazione del festival di Sanremo, dove si è piazzata al secondo posto con «Una vita in vacanza», ha portato sul palco l’arte del «cazzeggio», passando anche dalle magliette ironiche (come «Voglio essere il tuo ex»), o dalla «vecchia che balla», la danzatrice da Guinness Paddy Jones, 83 anni.
Il quintetto bolognese formato da Lodo Guenzi, Albi Cazzola, Checco Draicchio, Bebo Guidetti e Carota Roberto, da un paio di settimane è in rotazione radiofonica con «Facile», il nuovo singolo, inizialmente lanciato con la collaborazione di Luca Carboni, rilanciato nella «versione regaz», ovvero cantato totalmente dai membri della band: un brano che elenca i paradossi, i luoghi comuni, le contraddizioni e le quotidiane follie della coppia per ipotizzare una possibile sintesi di due mondi, capace di migliorare la vita di entrambi, riadattato per la tournée estiva che parte domani sera dal Carroponte; «Un live show da due ore — affermano —, un parco giochi con coriandoli, palloni, salti e karaoke».
Un viaggio a spasso per il tempo dalle origini, ovvero dal primo disco «Turisti della democrazia», fino a «Una vita in vacanza», passando per «C’eravamo tanto sbagliati»,
che nel 2014 ha scalzato dal primo posto in classifica «Happy» di Pharrell Williams. Dissacranti e demenziali nel solco segnato dai concittadini Skiantos, i cinque regaz bolognesi in «Primati» elencano i vuoti a perdere della società, tra riflessioni su precariato, baby pensioni, yoga pranayama, cuochi stellati, influencer, tofu
e seitan. E ricordano con orgoglio il loro status indipendente, di fatto ormai abbandonato per approdare alla ribalta nazional-popolare. Come ricordano loro sarcasticamente nella versione aggiornata di «Sono così indie»: «Ciao mamma, esco. Vado a fare sold out».