DEL TUTTO INTEGRATI
Arrivano da tutte le parti, il più delle volte senza passaporto e senza neppure una precisa identità. Si insediano tra noi e vivono al nostro fianco, senza lavorare, decisamente a sbafo. Pochi di loro si rendono utili con qualche mansione di un certo conto, che noi prontamente premiamo con piccole ricompense occasionali. In un lontano passato non erano così tanti, ma dagli anni Ottanta-Novanta si può parlare di una vera invasione. Ormai sono quasi 17 mila. E i flussi sono in aumento. I risultati si vedono: l’affollamento incontrollato lascia ogni giorno sulle strade di Bergamo sporcizia e schifo generale, senza che l’autorità abbia la minima idea di come gestire l’emergenza. Certo da parte nostra non possiamo passare per disumani e insensibili nei loro confronti. Ci facciamo in quattro, per loro. Vitto, alloggio e anche tanti signori benefit. Non badiamo a spese. Sanità, istruzione, diete speciali. E vestiario all’ultimo grido, e brillantini per scrivere il loro nome sul cappotto. E pasticcini particolari, e gelati speciali, e materassi studiati. Oggettivamente, senza falsa e inutile modestia, Bergamo può andare fiera di come li tratta. Di più, onestamente, non potrebbe fare. Sopravvivono qua e là alcuni casi di emarginazione, ma sono davvero casi eccezionali. Riprovevoli, ma eccezionali. Nel complesso, è un autentico modello di vera integrazione. La cosiddetta inclusione si può dire riuscita, senza stupidi pregiudizi e senza inutili tensioni. Una meraviglia essere cani a Bergamo.