Corriere della Sera (Bergamo)

L’ultimo «angelo» di papa Giovanni

Suor Nazarita, 86 anni, servì il santo. Ha preferito non vedere l’urna: troppa emozione

- Di Donatella Tiraboschi

Èl’ultima rimasta dei tre «angeli» che si prendevano cura di papa Giovanni XXIII. Eppure suor Nazarita Bosio, 86 anni, non figura tra i 130 mila fedeli (oggi ne arriverann­o altri) che hanno fatto visita all’urna con le sacre spoglie del pontefice. «Sarebbe stata un’emozione troppo forte», fa sapere la Madre superiora delle Suore delle Poverelle di Villa Carcina nel Bresciano.

Da Sotto il Monte al Vaticano. Le sacre spoglie di Papa Giovanni, oggi in serata , lasceranno la terra di Bergamo. Dopo oltre due settimane vissute intensamen­te, con una partecipaz­ione e un afflato popolare, che ha coinvolto finora 130 mila fedeli (oggi se ne attendono parcchi), molti provenient­i dall’estero, la Peregrinat­io vivrà l’ultimo capitolo..

Segretario di Stato Il cardinale Parolin: nel suo volto si poteva cogliere il riflesso della bontà di Dio

«Nel suo volto si poteva cogliere quasi il riflesso della bontà di Dio. E questo la gente lo ha colto subito», ha affermato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano che ieri sera ha presieduto la messa conclusiva. È dalla tarda serata dello scorso 27 maggio che il Papa è circondato dall’affetto e dalla devozione dei pellegrini che oggi avranno tempo fino alle 14 per rendere omaggio alle sacre

spoglie. Alle 16 il vescovo di Bergamo presiederà la messa di ringraziam­ento e di saluto e, verosimilm­ente intorno alle 19, accompagna­ta dallo scampanare delle chiese di tutta la diocesi, l’urna prenderà la via del ritorno per Roma.

Il rientro, con viaggio serale,senza la fibrillazi­one che ha contrasseg­nato l’arrivo il città della teca, lo scorso 24 maggio, dovrebbe avvenire con lo stesso mezzo del viaggio di

andata. Un pulmino dai vetri oscurati che sarà scortato dalle forze dell’ordine, attraverse­rà l’Italia, accompagna­to da un’auto su cui siederanno i rappresent­anti della diocesi di Bergamo e il «custode portitore», incaricato dalla Santa Sede di accompagna­re l’urna fino a destinazio­ne. Giunta in Vaticano, la teca verrà deposta nel locale in cui è avvenuta l’ispezione canonica che, secondo quanto previsto dal- l’Istruzione della Congregazi­one della Cause dei Santi, ha stabilito le condizioni della salma, autorizzan­done la traslazion­e.

In tempi brevissimi è previsto l’intervento di rimessaggi­o delle mani del Papa: il caldo patito dalla teca nel suo ingresso in città e la presenza dell’anello, hanno avviato un processo di rammollime­nto del sottile strato di cera che ricopre le falangi del santo.Le dita ora si presentano deformi, ma fermo restando che non è stato ravvisato alcun tipo di danno alla salma, si procederà a un ripristino della forma. La teca verrà aperta dal lato superiore e le mani, come anticipa Nazzareno Gabrielli — il biochimico che da oltre 40 anni si occupa dell’imbalsamaz­ione di corpi di santi e conservazi­oni delle reliquie — verranno ricomposte nella forma originaria. «Ma non con la cera, bensì con un materiale di poliestere». Ad effettuare questa operazione sarà Lineo Tabarin, l’orafo veneto che ha realizzato la teca, in tempi molto rapidi: due giorni al massimo. Richiusa e risigillat­a con gli appositi gas stabilizza­nti, l’urna verrà ricollocat­a in San Pietro sotto l’altare di San Girolamo.

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Sotto il Monte Fedeli in visita alle sacre spoglie di San Giovanni XXIII nel paese-santuario

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