Corriere della Sera (Bergamo)

«Paga o avviso tuo marito» Estorsione, amante in cella

L’ARRESTO LA RELAZIONE INIZIATA IN FACEBOOK Brembate, lui nega. Alla vicina disse: vado a riprenderm­i il denaro che le ho prestato

- Giuliana Ubbiali

Lui 32 anni, lei 40, sposata e mamma di due bambini. Si erano conosciuti in Facebook e poi si sono frequentat­i per cinque mesi. Ma la storia clandestin­a è finita con l’arresto del ragazzo per estorsione. La donna ha denunciato ai carabinier­i continue richieste di denaro sotto la minaccia di dire tutto al marito. Al processo per direttissi­ma il ragazzo non ha parlato, ma a una vicina disse che era lui a prestare i soldi all’amante.

L’sms sul telefonino le è arrivato davanti ai carabinier­i, nella caserma di Brembate. «Allora vengo su? Se va bene, quando si libera Maria (nome di fantasia) vengo. Bacio». Lei, 40 anni, sposata e mamma di due bambini, ha risposto: «Quando e quanto?». Una domanda non casuale. In caserma era andata per raccontare che Rocco Petricone, 32 anni, di Brembate, le stava chiedendo dei soldi minacciand­ola di dire tutto al marito. Di dirgli, cioè, della loro relazione clandestin­a iniziata a gennaio dopo la conoscenza in Facebook.

Nel codice penale si chiama estorsione ed è il reato per cui il trentaduen­ne è stato arrestato, dopo aver preso 200 euro dalla quarantenn­e. È punito con la pena da cinque a dieci anni. Al processo per direttissi­ma, l’uomo, che ha lavori saltuari, è rimasto di sasso quando il giudice Laura Garufi ha accolto la richiesta del pm d’udienza e l’ha messo in carcere, come misura cautelare almeno fino al 21 giugno, data della sentenza. In aula si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma nel corridoio al piano terra del tribunale con i carabinier­i si è lasciato andare: «Non ho fatto un c…». Al momento, della sua versione dei fatti si conosce solo quanto aveva riferito a Maria, la vicina di casa che lo aveva accompagna­to all’appuntamen­to, venerdì sera, che è anche il momento delreagito l’arresto: doveva andare a riprenders­i del denaro che aveva prestato all’amante. La donna, invece, nella denuncia sostiene l’esatto contrario: glieli aveva dati lei, all’inizio erano piccoli prestiti concessi senza costrizion­i, per aiutarlo, ma a maggio ha deciso di chiudere la relazione e lui ha chiedendol­e altri soldi e dicendole che avrebbe detto tutto a suo marito. Lei aveva chiuso perché si sentiva in colpa. E probabilme­nte anche perché la vicenda si stava gonfiando. Era arrivata a nascondere gli estratti conto al padre dei suoi figli per evitare che si accorgesse dei prelievi. Erano piccole somme, ma nel giro di qualche mese dice di aver dato all’ex amante 2.000 euro in tutto. In una famiglia monoreddit­o è una cifra che non passa inosservat­a.

Così la donna, casalinga, ha deciso di andare dai carabinier­i. A quel messaggino sul «quando e quanto» non è arrivata risposta, ma secondo la versione della denunciant­e la somma era già stata accordata. Gli ha organizzat­o la trappola. Ha preparato 200 euro in quattro banconote da 50 che ha fotocopiat­o. Gliele ha consegnate in un pacchetto di fazzoletti. Ma all’appuntamen­to si sono presentati anche i carabinier­i. Se la versione della donna è vera lo deciderà il tribunale.

Per ora è la sola e c’è un giudice che ha messo l’uomo in carcere, evidenteme­nte ritenendo che gli indizi ci siano e siano gravi. Per venirne a capo, però, ha dato un compito ai carabinier­i: trascriver­e più messaggi di whatsApp, oltre a quello suggellato con «bacio», per capire se, davvero, dietro a questa vicenda clandestin­a ci sono state delle minacce.

Lo scambio di sms Lui: «Se va bene quando si libera Maria vengo su. Bacio». Lei: «Quando e quanto?»

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