L’affascinante cardiologa e l’attempato play boy
Prima che il treno esca da Centrale si ferma davanti a noi una bella donna, fa un cenno e chiede di prendere posto accanto al finestrino. Mi sposto, la faccio passare e osservo la grazia con cui, sedendosi, accavalla le lunghe gambe già abbronzate
Non ci sono più i broccolatori di una volta. Anzi, rettifico. Esistono solo i broccolatori di una volta. I giovani, che li avrebbero dovuti sostituire, invece di guardare le donne guardano il cellulare. E i non più giovani, avendo trovato campo libero, imperterriti e un po’ patetici continuano a coltivare l’arte dell’aggancio e a inseguire il miraggio del rapporto occasionale. L’uomo è un sessantenne. Il fisico non asciutto è costretto in jeans e giacchetta striminziti e il dato che rende leggibili le sue aspirazioni è il capello grigio alla Briatore, oggetto evidente di sacrifici in tempo e danaro ai più avanzati culti tricologici. Gomma americana in bocca, controlla il numero di posto, lancia un giornale di moda sul sedile, sfila la giacca e s’accomoda. L’Eurocity Milano-Venezia delle 13.05 si mette in moto. Prima che il treno esca da Centrale si ferma davanti a noi una bella donna, fa un cenno e chiede di prendere posto accanto al finestrino. Mi sposto, la faccio passare e osservo la grazia con cui sedendosi, accavalla le lunghe gambe, nude, nervose e già abbronzate, lasciate scoperte da uno svolazzo malandrino della gonna bianca a godet. L’attempato play boy subito attacca. Lei abbocca e risponde. Poi capisce. E stronca. «Sto andando a Venezia da mio marito», dice, calcando l’accento su «mio marito». Lui non molla. E le estorce un’ultima informazione. «Sono cardiologa», dice lei. «Dottoressa!», esclama lui, che fruga nella tasca della giacca e le squaderna sotto gli occhi un foglio sgualcito con una tabella fitta di cifre e il grafico di un elettrocardiogramma. La donna scuote la testa e ride. Lui si tiene la testa tra le mani. Povero, forse ha capito cosa significa alla sua età un affare di cuore.