Corriere della Sera (Bergamo)

Chailly in piazza, dritto al cuore della città

Stasera il «Concerto per Milano» con la Filarmonic­a. «Un’atmosfera unica fin già dalle prove»

- Enrico Parola

«Ho già diretto concerti in piazza a Berlino, Lipsia, Amsterdam, ma ciò che rende unica piazza Duomo è l’atmosfera che si crea: c’è un silenzio assoluto, sintomo della partecipaz­ione totale del pubblico, che già nel pomeriggio segue le prove». Riccardo Chailly e la Filarmonic­a della Scala rinnovano stasera quello che è già diventato uno degli eventi musicali più amati dalla città, il grande concerto in piazza Duomo: «Un modo splendido di aprire le porte della Scala e portare la Filarmonic­a nel cuore della città, in mezzo alla gente»; saranno lì in 50 mila, e tanti altri, non solo in Italia, seguiranno grazie alle dirette di Rai 5 e Arte. Milano e l’Italia potranno applaudire l’intesa sempre più profonda che si è instaurata tra il maestro e la «sua» orchestra: «Siamo reduci dalla Messa da Requiem di Verdi eseguito ad Amburgo e Parigi: lì il pubblico si è accorto della totale affinità di intenti dei musicisti, emblematic­o era il silenzio profondo dopo l’ultima nota e prima degli applausi». Lunvskiano sviluppato quest’anno con la seconda sinfonia, ricca di melodie ucraine, e la quarta». Un percorso, anzi una passeggiat­a attraverso i quadri di Hartmann evocano le note di Musorgskij: «Se dovessi indicare i momenti che più mi colpiscono non sceglierei quelli più famosi, ma due meno eclatanti, “Bydlo” e “Catacombae”; anche qui risuonano melodie tradiziona­li russe, in “Bydlo” intonata dalla tuba». Strumento desueto nel ruolo solistico, ma mai come il sassofono cui Ravel, riorchestr­ando i «Quadri di un’esposizion­e», affida il tema de «Il vecchio castello». «Ravel crea una magia: attorno al sassofono gli altri timbri si mescolano e si crea un silenzio assoluto, mentre lo si esegue si può sentire il proprio respiro». I decibel arriverann­o con «La grande porta di Kiev», finale trionfante per un trionfo annunciato, ma Chailly guarda già al futuro: «mi piacerebbe proporre “Amerique” di Varèse: un gigante sottovalut­ato del ‘900 ».

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