Retrospettiva su Oprandi «pittore errante»
L’Accademia Tadini di Lovere dedica una mostra al suo più celebre artista a cavallo tra l’’800 e il ‘900
d’artista in via Fara; fece l’ultimo grande viaggio in Albania negli anni ‘40, per poi ritirarsi definitivamente tra la città e il lago. Oprandi infatti rimase sempre molto legato a Lovere e ai suoi affetti: è una figura ricordata ancora oggi, quasi mitica; già famoso, nel ’48, ha contribuito con una sua mostra allestita su una barca ormeggiata a Lovere a raccogliere i fondi per il rifugio Magnolini.
Era un bravo mercante, ma a tanti ha regalato i suoi quadri per riconoscenza o amicizia, come le donazioni fatte all’Accademia Tadini a seguito delle sue personali. Farà una donazione anche alla fine della mostra Visioni d’Africa e della Palestina di Giorgio Oprandi del 1933, organizzata dal Direttore Enrico Scalzi, che ne aveva favorito la carriera fin da giovane: nel Discorso in occasione dell’inaugurazione della mostra Scalzi tratteggia la personalità dell’uomo: «1903: una semplice data che nella vita intima del pittore è un punto luminoso. In quell’anno l’Oprandi trovasi a Roma per motivi di studio. Fra i lavori di quel tempo vi è un autoritratto. È un piccolo lavoro, diremo così, d’avanguardia, in cui la pennellata nervosa rivela già la sicurezza di una mano maestra. Il giovane artista ha fatto quel lavoro con amore, con passione e tosto finito lo spedisce al Lovere. […] O signori, egli pensava alla gioia della madre che nel piccolo dipinto avrebbe ritrovato le sembianze del figlio lontano. L’autoritratto del 1903 è idealmente ed intimamente unito ai quadri della mostra d’oggi. […] Se il punto luminoso d’allora è divenuto oggi una fiamma vivida, il compiuto artista è rimasto l’ingenuo fanciullo che dedica alla madre il segno del suo più tenero affetto». Far conoscere meglio questo pittore, un tempo celebre e ora trascurato, è lo scopo di questa mostra, dove i ritratti e i paesaggi esposti mostrano la grande qualità della pittura dell’Oprandi: uno su tutti, il ritratto dell’Ebrea del Garian, scelto anche come locandina, è rappresentativo della curiosità dell’artista, della sua maestria nel tratto e nell’uso del colore; forse non fu un innovatore, ma certo un ottimo interprete del suo tempo.
A corredo della mostra sono
A Bergamo Nel 1936 aprì una «casa d’artista» in via Fara. Poi andò a esplorare l’Albania
in programma diverse iniziative: un reading musicale il 7 settembre Il mio vagabondaggio eritreo. Aneddoti di viaggio del pittore Giorgio Oprandi e due appuntamenti pensati per i bambini, curati dall’associazione Girarte, le sere del 10 e del 24 agosto, dove saranno coinvolti in percorsi educativi basati sulla modalità della caccia al tesoro.