MediaWorld anticipa a luglio il trasloco
Iniziativa dei parlamentari: subito un incontro con l’azienda
Il trasloco dei dipendenti MediaWorld, previsto per il 1° ottobre, è stato anticipato al 23 luglio. Ora Provincia e parlamentari hanno deciso di convocare l’azienda per convincerla a venire incontro ai lavoratori.
Dovevano lasciare le loro scrivanie il 1° ottobre. Ma i lavoratori della sede centrale MediaWorld di Curno dovranno cominciare prima del previsto il trasloco a Verano Brianza: l’azienda ha avvisato che lo spostamento inizierà il 23 luglio. Un provvedimento che riguarderà circa 420 persone, visto che sono ormai 80 i dipendenti (quasi tutte donne con contratti part time) che si sono dimessi quando hanno saputo del trasloco.
Da allora i sindacati, vista ormai definitiva la decisione del trasferimento, hanno cercato di ottenere per i dipendenti flessibilità negli orari, incentivi all’esodo, lavoro da casa o anche la partecipazione all’organizzazione di un servizio di bus, scontrandosi con un muro da parte dell’azienda. Dopo l’ultimo incontro senza risultati e alla vigilia di quello del 4 luglio in cui dovrebbe essere per la prima volta presentato un documento con dati e cifre, il presidente della Provincia Matteo Rossi ha deciso di convocare un tavolo con i sindacati e i parlamentari (i pd Elena Carnevali e Antonio Misiani, i leghisti Daniele Belotti, Rebecca Frassini e Alberto Ribolla, il forzista Stefano Benigni e la cinquestelle Guia Termini) per «non guardare impotenti la situazione e accendere le luci della politica».
I sindacalisti hanno lamentato l’atteggiamento di estrema chiusura dell’azienda: «Non c’è disponibilità, ci hanno detto che prenderanno delle iniziative solo dopo il trasloco, e che comunque non ci sono soldi extra budget. Non rispondono alle nostre domande, non ci dicono niente sul piano industriale, sembra vogliano creare le condizioni perché i dipendenti si dimettano».
«Non ho mai visto una cosa del genere — ha aggiunto Carnevali —: non rispondono, non danno cifre, è surreale». «Non c’è nessuna volontà di accordo», per Misiani. «Condizioni non accettabili», per Termini. «Ho visto le foto dei nuovi uffici, ancora oggi sono a rustico, non so come ci si possa trasferire — nota Pergreffi —. Sembra vogliano accelerare le dimissioni». I parlamentari leghisti chiedono «più rispetto per le persone e per il territorio, cui l’azienda ha dato ma ha anche preso molto». «Ma i leghisti — puntualizza Benigni — non possono continuare a comportarsi come se fossero all’opposizione. Adesso sono al governo e devono agire di conseguenza, facendo pressioni per fare intervenire direttamente il ministro Di Maio».
Alla fine è passata (con qualche perplessità dei sindacati) la posizione di Belotti, che ha proposto di convocare i vertici aziendali a una riunione con i soli parlamentari: «Occhio per occhio — ha detto —. Bisogna agire tutti insieme compatti e decisi, è una questione di dignità». La riunione si dovrebbe svolgere venerdì e si chiederà la mediazione dell’Ascom. «Serve un’assunzione di responsabilità— ha concluso Rossi — perché trattino i dipendenti come persone».
Dimissioni Sono già 80 i lavoratori che hanno deciso di lasciare l’azienda dopo l’annuncio del trasloco