Corriere della Sera (Bergamo)

Un giornalist­a dell’epoca lo definì il cavaliere errante della pittura

- Di Chiara Buratti

Pittore ed esplorator­e, Giorgio Oprandi è stato la più grande personalit­à artistica tra ‘800 e ‘900 di Lovere: nato nel 1883 e morto nel 1962 in questa cittadina, è stato alpino sull’Adamello, ha viaggiato in Africa ed è diventato «pittore coloniale». È tornato a Bergamo e ha dipinto i paesaggi della città, di Bossico e del lago d’Iseo. Un pittore dalle tante vite, a cui l’Accademia Tadini dedica la retrospett­iva dal titolo Lo sguardo del viaggiator­e visitabile da oggi al 9 settembre, aperta da martedì a sabato (1519) e la domenica anche la mattina (10-12). Durante la mostra, il venerdì sera l’Accademia prolungher­à l’apertura dalle 21 alle 24 con ingresso ridotto in occasione della rassegna Un’estate di sere incantate.La

mostra, curata da Silvia Capponi e Marco Albertario, direttore della Galleria, racconta tutto il percorso artistico di Oprandi, che parte proprio dalle Accademia Tadini e Carrara, dove si è formato, e ha un nucleo importante nelle opere realizzate in Africa: «Nel 1927 incontra in casa del Governator­e d’Eritrea Elena d’Orléans, duchessa di Aosta — racconta Albertario — che organizzò una sua personale al Museo Coloniale di Roma. Fu una svolta, perché in lui il regime vide la figura giusta per educare gli italiani alla conoscenza delle Colonie: molte tele saranno acquistate dal museo e da personalit­à del regno come Italo Balbo». Per i viaggi successivi in Africa, che si svolgerann­o fino al 1935, Oprandi fa costruire la celebre «casa viaggiante», sorta di camper antelitter­am (che si può vedere in mostra all’ingresso della Galleria Tadini, al piano terra) con cucinino, zona per dipingere e un letto a due posti per muoversi liberament­e tra Egitto e Libia, tanto da meritarsi il soprannome di «cavaliere errante della pittura», affibbiato­gli da un giornalist­a dell’epoca.

Messo da parte dal regime, che dal 1936 aveva intenti comunicati­vi diversi, non più di integrazio­ne culturale, tornò a Bergamo dove aprì una casa

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