La sfida di Dargen
L’hip hop si unisce alla classica, le rime preferiscono il pianoforte all’elettronica. La nuova sfida di Dargen D’Amico è la fusione di rap e musica colta. Stasera, porterà alla Marc fest di Boltiere l’esperimento compiuto insieme alla pianista trentina Isabella Turso, con Diego Maggi a campionatori, synth e altri strumenti (alle 22, ingresso gratuito). La combinazione dei due generi ha dato vita a «Variazioni», titolo del suo settimo album in studio.
«In passato, ho fatto dei pallidi tentativi di fondere i due mondi, l’occasione giusta mi si è presentata incontrando Isabella che era alla ricerca di un rapper, lei mi conosceva di sfuggita, approfondendo la mia storia musicale è rimasta delusa — sorride Dargen —. Dopo tante prove, abbiamo visto crescere e maturare le canzoni». L’artista milanese, definito un cantautorap intellettuale, è imprevedibile nello stile e atipico fin dal look, in giacca e camicia, senza tatuaggi in vista. «Sono solo un artista curioso, non un rivoluzionario, non ho ancora brevettato nulla», dice Dargen, che in parallelo ha avviato il progetto ondaGranda insieme a Emiliano Pepe, dal primo brano «Dormi?», disponibile da oggi in
tutti gli store digitali.
I colleghi italiani non lo influenzano, manca il guizzo. «Viviamo in un Paese che nell’ultimo secolo si è seduto un po’ troppo, siamo legati a ciò che accade all’estero — afferma —. Non trovo niente di stimolante nella nostra scena, solo tentativi di replicare ciò che si suona in Francia e Usa, per questo mi sono un po’ raffreddato negli ascolti».
Nel disco, oltre agli inediti, D’Amico ha rimesso mano ai pezzi della sua discografia insieme alla Turso, che ha studiato in conservatorio e collaborato con Paolo Fresu, cambiandone anche il nome: «Le file per fare l’amore» è la variazione sul tema «Prendi per mano», mentre «La mia testa prima di me» si rifà a «Prima fila Mississippi». E ancora «Arrivi e stai scomodo e te ne vai» si è trasformata in «Ma è un sogno». I brani nuovi, però, non hanno niente a che fare con le cover.
«Non sono capace di fare
quelle di pezzi altrui, figuriamoci dei miei, non si somigliano neppure, ho voluto nomi diversi per non spaventare i fan, che finora hanno gradito — puntualizza il cantante —. Scopri che la musica è formalità, non potrà mai essere staticità, che tutto il mondo è bello perché è “variazioni”».
Esperimento Le strofe hip hop si uniranno alle note del pianoforte, bandita l’elettronica