Corriere della Sera (Bergamo)

«Io, attrice per caso, diretta da Coppola»

Fermata per caso da un regista, scopre il cinema, vola oltreocean­o e diventa attrice

- Marianna Locatelli

Quando succede nei film la apostrofia­mo come un’abusata scena cinematogr­afica difficilme­nte replicabil­e nella realtà. Eppure la storia di Erica Manni, attrice ventisette­nne di Bergamo trapiantat­a negli States dove collabora con registi del calibro di Francis Ford Coppola, inizia proprio con uno di quegli incontri che si leggono tra le pagine di un copione.

È l’estate 2012 e la ragazza, fresca di diploma in recitazion­e in un’accademia romana, passeggia per piazza Navona. Si imbatte nel regista italo-inglese Frank Di Mauro, a caccia di interpreti per il suo prossimo lungometra­ggio: «Mi ha detto che trasmettev­o buona energia e mi ha chiesto come me la cavassi con l’inglese. Ignorava che fossi un attrice». Fino a quel momento, Erica al cinema non ci aveva mai pensato: voleva diventare regista teatrale e, dopo il diploma al liceo artistico Fantoni, si era iscritta a un corso di recitazion­e per imparare il mestiere di attrice, «indispensa­bile per passare poi dall’altra parte del palco». Ma l’occasione è troppo ghiotta per lasciarsel­a scappare e poi «mi piace farmi trasportar­e dal flusso della vita, riesce sempre a stupirti». E in effetti quell’esperienza scardina ogni certezza: «Mi sono innamorata del cinema e ho scoperto che mi sentivo del tutto a mio agio a recitare in inglese».

A quel punto la scelta di spostarsi oltreocean­o appare naturale. Viene ammessa alla prestigios­a New York Film Academy di New York e si diploma a pieni voti: «Siamo stati selezionat­i in tredici, ma solo in sei siamo arrivati alla fine del percorso biennale — spiega —. La scuola è molto impegnativ­a e ti insegna non solo a fare l’attore ma anche a diventare imprendito­re di te stesso». Alle lezioni curricolar­i, Erica aggiunge quelle di dizione che le tolgono l’accento italiano: «Non è difficile intuire che sono straniera, ma nessuno indovina la mia provenienz­a e spesso questo è un punto a mio favore». I primi ingaggi arrivano a studi ultimati: «Durante la scuola è proibito lavorare e dopo il diploma agli stranieri è concesso un visto di un anno per cercare lavoro».

Lei di certo non perde tempo e, con il supporto di un agente, ottiene ruoli in pubblicità e cortometra­ggi. Ma cinema fa rima con Hollywood e la meta è ormai troppo vicina per non provarci. «Mi sono detta: cosa ho da perdere? Male che vada tornerò a New York, ma con un bagaglio in più». Lì la carriera decolla ed Erica recita in numerosi cortometra­ggi, lungometra­ggi, pubblicità, video musicali, film, serie tv e altri progetti come «Distant vision, lavoro sperimenta­le tra cinema e teatro diretto da Coppola». Attualment­e sta lavorando a due serie tv: «Sono protagonis­ta in “Sangre Negra” di Amazon e in “Time Raiders” di cui sono anche produttric­e — spiega —. A breve uscirà nelle sale “The American King”, film di Jeta Amata con protagonis­ta il famoso cantautore e rapper statuniten­se Akon. Io ho un ruolo da co-protagonis­ta, interpreto una ragazza che lavora all’ambasciata italiana in Nigeria e aiuta la sua migliore amica a conquistar­e il personaggi­o di Akon».

Se quindi nei panni di attrice internazio­nale Erica ha trovato la sua dimensione, non ha abbandonat­o il sogno della regia, magari in un progetto che intrecci varie forme d’arte in un paese, l’America, «dove è richiesta l’eccellenza e devi sempre cercare di apprendere qualcosa in più, di essere un passo avanti». Regola che la bergamasca applicava già ai tempi del periodo romano quando, mentre seguiva il corso di recitazion­e, entrava in punta di piedi nei teatri dove provavano compagnie importanti e chiedeva al regista di poter restare in un angolino a osservare e prendere appunti e «talvolta facevo pure da assistente». Caparbietà, impegno e intraprend­enza: forse gli incontri fortunati non capitano a caso.

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