Corriere della Sera (Bergamo)

ATTENTI AL RESORT

- Di Franco Brevini

La notizia che Palazzo Visconti a Brignano Gera d’Adda sarà trasformat­o in un resort di lusso non può non suscitare preoccupaz­ioni più che motivate in chiunque abbia a cuore la salvaguard­ia del patrimonio artistico. Le suite all’ombra degli affreschi, i box nei giardini, i pavimenti in cotto accanto alle vasche delle spa non sembrano a prima vista andare molto d’accordo. La proprietà privata è un sacrosanto diritto nella nostra società, ma i beni culturali appartengo­no a tutti: formano l’eredità storica dell’intera società, il suo specchio identitari­o. Proprio alla luce di ciò viene da chiedersi cosa sarebbe stato di Palazzo Visconti senza questo intervento? Fino dall’Ottocento la fine dell’ancien régime ha comportato il tracollo della società fondiaria aristocrat­ica, che disponeva delle risorse indispensa­bili per la gestione delle dimore storiche. Uno dei temi della cultura del decadentis­mo è la villa abbandonat­a o riciclata in fattoria, le statue camuse e senza braccia, i giardini incolti o divenuti orti, le rovine e i silenzi. Da d’Annunzio a Gozzano la letteratur­a fotografav­a una delle realtà che si trovava di fronte, trasfigura­ndola poeticamen­te e proiettand­ovi i fantasmi e le paure di un’intera età. Le vie della tutela e della conservazi­one sono infinite e una può essere quella del resort di lusso. Accompagna­ta però dall’auspicio che la Soprintend­enza vigili a nome di tutti noi, che magari in quel resort non metteremo mai piede, ma che ci teniamo che Palazzo Visconti continui a tramandare una pagina di storia lombarda.

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