ATTENTI AL RESORT
La notizia che Palazzo Visconti a Brignano Gera d’Adda sarà trasformato in un resort di lusso non può non suscitare preoccupazioni più che motivate in chiunque abbia a cuore la salvaguardia del patrimonio artistico. Le suite all’ombra degli affreschi, i box nei giardini, i pavimenti in cotto accanto alle vasche delle spa non sembrano a prima vista andare molto d’accordo. La proprietà privata è un sacrosanto diritto nella nostra società, ma i beni culturali appartengono a tutti: formano l’eredità storica dell’intera società, il suo specchio identitario. Proprio alla luce di ciò viene da chiedersi cosa sarebbe stato di Palazzo Visconti senza questo intervento? Fino dall’Ottocento la fine dell’ancien régime ha comportato il tracollo della società fondiaria aristocratica, che disponeva delle risorse indispensabili per la gestione delle dimore storiche. Uno dei temi della cultura del decadentismo è la villa abbandonata o riciclata in fattoria, le statue camuse e senza braccia, i giardini incolti o divenuti orti, le rovine e i silenzi. Da d’Annunzio a Gozzano la letteratura fotografava una delle realtà che si trovava di fronte, trasfigurandola poeticamente e proiettandovi i fantasmi e le paure di un’intera età. Le vie della tutela e della conservazione sono infinite e una può essere quella del resort di lusso. Accompagnata però dall’auspicio che la Soprintendenza vigili a nome di tutti noi, che magari in quel resort non metteremo mai piede, ma che ci teniamo che Palazzo Visconti continui a tramandare una pagina di storia lombarda.