Tagli dei vitalizi (fino al 73%) per 16 ex deputati
Meno quattromila euro al mese per Pandolfi
Per qualcuno sarà del 70% per qualcun altro dal 40 al 60%. Il taglio dei vitalizi, in favore di un assegno pensionistico sulla base dei contributi versati, riguarda sedici parlamentari bergamaschi. Giovanni Gaiti, ex Dc, di Ponte Nossa, 79 anni è il più colpito: da poco più di 3 mila euro lordi percepiti dal 1999 riceverà 815 euro. L’ex magistrato Antonio Di Pietro dovrà accontentarsi di 4.866 euro anziché di 6.462 euro. Anche l’ex ministro Filippo Maria Pandolfi, sei legislature, subirà una forte riduzione, da 9 mila cinquecento euro a 5 mila 500. Salvi Gianantonio Arnoldi, Giorgio Jannone e Giovanni Sanga: la riforma del 2012 ha trasformato il vitalizio in una pensione percepibile dai 65 anni. Polemico Beppe Facchetti: «Se agire retroattivamente solo verso 1.300 italiani su 18 milioni di pensionati è cosa equa, sarò ben lieto di apprenderlo quando lo stabilirà la Corte Costituzionale».
La stangata, attesa e preannunciata, è arrivata ieri. Ma per qualcuno, come l’ex diccì Giovanni Gaiti che si vede calare una mannaia del 73% sull’assegno di vitalizio, sarebbe forse più giusto parlare di una maxi stangata: da poco più di 3 mila euro lordi percepiti a partire dal 1°maggio 1999 si passa ad un ricalcolo pensionistico che gli vedrà accreditare una somma di 815 euro (sempre lordi) al mese.
Se non è una «minima» poco ci manca, per l’ex onorevole di Ponte Nossa che compirà 80 anni il prossimo anno. Per altri la mano e la percentuale di ricalcolo è più leggera, mediamente si va dal 40 al 60% sul precedente assegno, ma in attesa dei prevedibili ricorsi, agli ex parlamentari bergamaschi non resta altro che abbozzare. O bypassare l’argomento, come fa netto Beppe Facchetti: «Se agire retroattivamente solo verso 1.300 italiani su 18 milioni di pensionati è cosa equa, sarò ben lieto di apprenderlo quando lo stabilirà la Corte Costituzionale», taglia corto evitando di aggiungere altro, anche se il versamento di bile è intuibile perfino dal tono di voce. Richiamo non casuale quello di Facchetti, dal momento che eventuali revisioni del provvedimento-bandiera dell’opposizione toccheranno alla Corte Costituzionale.
Anche l’ex deputato trevigliese del Pli è ricompreso nella truppa degli ex parlamentari orobici, una ventina circa, soggetti ai tagli del bonus: alcuni con una lunghissima storia politica alle spalle come il caso dell’ex ministro Filippo Maria Pandolfi prossimo ai 91 anni, altri solo sporadici frequentatori della Camera, per una sola legislatura, come Savino Pezzotta dell’Udc o Giuliana Reduzzi della Margherita, altri che ne hanno infilate una bella serie, come nel caso dell’ex presidente della Provincia, il leghista Ettore Pirovano (ben 4 legislature) e altri ancora «bergamaschi acquisiti», tra virgolette perché lecchesi o bresciani di nascita come Sergio Rossi (già sindaco di Almè) o Francesco Tagliarini, o ancora per residenza come l’ex leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Per l’ex magistrato di Curno il taglio è del 24,70%: da 6.462 euro, la pensione ricalcolata per lui ammonterà a 4.866 mila euro.
L’elenco degli ex onorevoli sforbiciati è lungo una trentina di pagine e, relativamente a Bergamo, non contempla deputati come Gianantonio Arnoldi, Giorgio Jannone o Giovanni Sanga: questo perché la riforma introdotta nel 2012 ha trasformato il vitalizio parlamentare in una pensione percepibile dai 65 anni in poi. Un dato anagrafico che inquadra il «decadimento» dell’elenco dei 1.300 ex deputati dove sono compresi parecchi ottuagenari (e oltre), in un arco temporale non troppo lungo. Così come non figurano, per il momento, gli ex senatori, nomi noti del calibro di Gilberto Bonalumi o Renato Ravasio e questo perché il Senato è in stand by rispetto alla Camera sul provvedimento. «Ma non passerà molto tempo che si metteranno al passo», afferma Facchetti, chiarendo questo tecnicismo.
Tutti gli emolumenti degli ex deputati orobici sono contrassegnati dal segno meno. Tagli verticali, più o meno minimal,
L’elenco Non comprende i nomi dei deputati eletti dopo il 2012, quando è stata introdotta la pensione
senza l’eccezione di un segno più con cui il ricalcolo potrebbe premiare i deputati di lungo corso. Questi avrebbero potuto veder lievitare l’assegno, ma non sarà così: la clausola di salvaguardia prevede un tetto massimo, che è quello dell’ultima «pensione» percepita, e tra i 67 ex deputati, teoricamente premiati, non figura nessun bergamasco. Anche l’ex ministro Pandolfi, con sei legislature, vede calare la ghigliottina: da 9.500 euro a 5.500 euro, mentre il palmarès del meno penalizzato tocca a Piergiorgio Martinelli, di area centrodestra, che lascia sul campo una decurtazione di quasi 900 euro (-13,37%). Per tutti gli altri, dopo la ghigliottina, gli assegni oscilleranno da un range medio dai 1.400 euro ai 2.400 euro lordi al mese.