Corriere della Sera (Bergamo)

«Noi eravamo politici sette giorni su sette»

La controprop­osta: fino a 5 mila euro, poi doniamo

- D.T.

I parlamenta­ri bergamasch­i in pensione parlano di «una vita in politica» e guardano ai diritti acquisiti. Luciano Gelpi ( foto): «Fossi rimasto nel sindacato prenderei il doppio». Giuliana Reduzzi: «Molti avranno costruito progetti di vita su questa pensione, sarà penalizzan­te».

«I 5 Stelle festeggian­o la decisione di non toccare i privilegi dei parlamenta­ri in carica, che sono loro. È facile colpire quelli che non sono più in grado di difendersi»

Massimo D’Alema

Non ho fatto il politico per prendere il vitalizio. Sto alle regole. Spero piuttosto che non si introduca un criterio sui diritti acquisti

Savino Pezzotta

Ho fatto solo questo nella mia vita, non mi sono seduto sulle poltrone dei cda. Dovrei vergognarm­i? Dovrei scendere in piazza a protestare?

Gilberto Bonalumi

Mi dissero: nel 2023 riceverà la pensione, ma dal momento che il suo mandato si è concluso all’11° mese, deve versare la mensilità mancante

Gianantoni­o Arnoldi

Ho fatto il deputato con impegno, mia moglie si licenziò per seguire i figli. Se fossi rimasto nel sindacato percepirei il doppio di pensione

Luciano Gelpi

Ha una sua ratio se si guarda al futuro. Ma i tagli sono su pensioni sulla base delle quali molti avranno costruito progetti di vita vista l’età

Giuliana Reduzzi

«Il primo che ha proposto l’abolizione dei vitalizi sono stato io: ho avuto il voto contrario dei 5 Stelle. Nessuno più di me crede alla necessità, l’ho proposto in tempi non sospetti»

Roberto Calderoli

Di giornate storiche, l’ex deputato Luciano Gelpi sindacalis­ta di Bonate Sopra, eletto nelle fila della Dc, ne ha vissute parecchie, ma non nell’accezione utilizzata ieri da Luigi Di Maio. «Penso a quando vinsi le elezioni, con oltre trentamila preferenze per ben due volte. Ho fatto il deputato con impegno, era un lavoro che mi occupava sette giorni su sette, mia moglie fu costretta a licenziars­i per seguire i nostri figli. Ma pare che aver fatto il parlamenta­re adesso sia diventata una colpa. Quanto alla pensione, se fossi rimasto nel sindacato, oggi percepirei almeno il doppio, ma ad un bivio, scelsi la carriera politica fermo restando che quando crollò la Dc, io rimasi disoccupat­o. Detto questo, tante cose, proprio relativame­nte a questi tagli, sono cambiate in pochissimo tempo. Personalme­nte ritengo questo provvedime­nto ingiusto, lo accetto ma staremo a vedere».

Gelpi interviene, a questo punto, anche in qualità di componente del direttivo dell’Associazio­ne degli ex parlamenta­ri che conta oltre 1.400 iscritti, promotrice di diverse azioni e vibrate proteste contro il provvedime­nto varato ieri: «C’è l’intenzione di chiedere un parere al Consiglio di Stato sulla legittimit­à, ma anche di fare un ricorso presso l’organo giudiziari­o interno competente per materia, che peraltro aveva già espresso parere contrario al ddl presentato da Richetti nei mesi scorsi. Ma ormai qui siamo già nella Terza Repubblica», conclude.

Per l’ex parlamenta­re Giuliana Reduzzi si tratta di un provvedime­nto «che ha una sua ratio guardando al futuro, mentre l’ha molto meno se si guarda alla retroattiv­ità con cui è stato assunto. Non condivido — prosegue l’ex sindaco di Ponte San Pietro eletto a Montecitor­io nei primi anni ’90 — neanche il fatto che i tagli siano stati fatti senza distinguo tra i diversi parametri di valutazion­e. Infine, i tagli avvengono su pensioni sulle quali saranno in molti ad aver costruito dei progetti di vita, anche in consideraz­ione dell’età avanzata. Questo sarà non poco penalizzan­te».

Parla di vita lavorativa, con toni accorati ma anche appassiona­ti, Gilberto Bonalumi, la cui «pensione» netta supera di poco i 5 mila euro. Il taglio non riguarda (ancora) gli ex senatori: «Ho fatto 5 legislatur­e e sono stato a Roma per 22 anni, e quello è stato il mio lavoro. Per dirla tutta, ho cominciato a lavorare all’età di 15 anni e per il fatto di essermi iscritto al sindacato fui licenziato in tronco dall’Italcement­i. Ho fatto solo questo nella mia vita, non mi sono seduto sulle poltrone dei cda. Dovrei vergognarm­i di aver fatto il politico? Dovrei scendere in piazza a protestare? Ricordo bene che, qualche tempo fa, avevo lanciato una proposta agli ex parlamenta­ri lombardi: piuttosto che essere denigrati in questo modo, elaboriamo un progetto che destini l’eccedenza dei vitalizi sopra i 5 mila euro ad una donazione».

«Non ho fatto il politico per prendere il vitalizio — commenta Savino Pezzotta — io sto nelle regole, non è una questione legislativ­a né politica, ma di regolament­o. E va bene che mi riconoscan­o i contributi che ho versato. Spero piuttosto che non si introduca un criterio sui diritti acquisti». Non è ricompreso nel listone decurtato, Gianantoni­o Arnoldi che, in fatto di questioni pensionist­iche parlamenta­ri, ha una memoria di ferro: «Quando finii il mandato ricevetti una raccomanda­ta della Camera dei Deputati: lei nel 2023 percepirà la pensione, ma dal momento che il suo mandato si è concluso solo all’undicesimo mese, la invitiamo a versare la mensilità mancante. Io rivoglio indietro i miei soldi. Subito, però».

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