Corriere della Sera (Bergamo)

Forza Italia-Lega Scontro aperto sulla Provincia

«Presidente a noi». «Non è un poltronifi­cio»

- Di Fabio Paravisi

Riassumend­o: saranno pochi i candidati, per legge, competenze e tempo a disposizio­ne; saranno pochi anche gli elettori perché, spiegano, si voterà in un giorno lavorativo; e saranno ancora meno i mezzi a disposizio­ne di chi sarà eletto e quindi servirà qualcuno che magari non abbia problemi economici. Alle elezioni per il nuovo presidente della Provincia mancano ancora tre mesi, ma i partiti si stanno già destreggia­ndo fra alleanze, richieste, paletti, promesse, minacce. Con Forza Italia che dice: «Il nome migliore per fare da presidente deve uscire dalle nostre fila» e la Lega che rintuzza: «La Provincia non è un poltronifi­cio». E il Pd che, non potendo fare molto di più, spera in un’alleanza complessiv­a. Il presidente uscente Matteo Rossi, Pd, si prepara ad abbassare la saracinesc­a e intanto dà un’occhiata a quello che potrebbe succedere il 31 ottobre.

Quel giorno tremila consiglier­i comunali dovranno scegliere tra la settantina di sindaci candidabil­i: «Sulla carta — calcola Rossi — c’è un 42 a 58 per il centrodest­ra unito, ma il 70% degli amministra­tori non ha tessera di partito. Per questo il profilo del candidato presidente può spostare gli equilibri. Ai nastri di partenza nessuno ha la vittoria in mano».

Ognuno fa i suoi calcoli, come il deputato forzista Alessandro Sorte che si riferisce al voto ponderato. Cioè il valore delle preferenze di un elettore in proporzion­e alla popolazion­e del suo Comune: «A livello nazionale la Lega avrebbe il triplo dei nostri voti, ma nel voto ponderato il Pd è al 38%, la Lega al 25% e il restante 35% appartiene al nostro mondo, moderato e civico». In base a questa logica «come presidente serve una persona che rappresent­i tutti, moderata ed equilibrat­a, una persona che faccia sintesi fra Lega e Pd». Andando per esclusione, quindi, un forzista. Lo conferma il segretario di Forza Italia Paolo Franco: «Noi vogliamo una convergenz­a con la Lega, e se anche il Pd ci sta meglio per tutti, ma il candidato presidente dev’essere nostro».

«Ma Forza Italia deve capire che la Provincia non è un poltronifi­cio

dal quale nominare gente qua e là, devono stare calmi — avverte il deputato leghista Daniele Belotti —. Questa fregola di Forza Italia si scontra con i nomi a disposizio­ne, lasciamo perdere adesso discorsi sugli inciuci».

Nomi possibili ce ne sono: per il Pd Mauro Bonomelli, Marco Milesi, Claudio Bolandrini; per la Lega Stefano Locatelli, Massimo Bandera e

Marzio Zirafa; per Forza Italia Angelo Migliorati e Fabio Ferla. Ma visto che si tratta di una persona che dovrebbe lavorare molto in cambio di zero euro e nel frattempo fare anche il sindaco, i criteri di scelta da parte dei loro stessi partiti devono considerar­e anche aspetti brutali. «I candidabil­i sarebbero 70 ma quelli reali saranno una decina — osserva Belotti —. Si tratterà di una

persona rappresent­ativa, che abbia esperienza di amministra­tore ma anche tempo libero». «È incredibil­e ma si deve fare gratis un lavoro a tempo pieno — aggiunge Sorte — quindi si deve avere un’attività propria o fare il sindaco di mestiere». Questo, specifica Sorte, «in un voto che sarà di mercoledì e quindi con meno gente che potrà andare a votare».

Nei mesi scorsi molti presidenti uscenti hanno tentato di prorogare la data del voto, fissata solo nei giorni scorsi. E qualcuno indica nella scelta del 31 ottobre anche la volontà di anticipare le nomine dei rappresent­anti delle Province lombarde in Fondazione Cariplo. «Ma se anche fosse rimasto Rossi quei nomi li avremmo indicati noi, era negli accordi fin dall’inzio», chiariscon­o in Forza Italia. «Certe nomine — taglia corto Belotti — non le può fare il vecchio presidente a fine mandato e in proroga: deve farle il nuovo». «Non capivo la fretta del sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Giorgetti per votare il 31 ottobre — riflette Rossi — ma quando ho pensato a quelle nomine il pensiero mi è venuto».

In realtà la Lega punta a riformare le Province per farle somigliare a ciò che erano una volta: c’è una proposta di legge in Senato. «Vogliamo cancellare la Delrio e ridare dignità alle Province — dice Belotti — ma ora c’è troppa carne al fuoco, non ci sono i tempi». «Chi sarà eletto dovrà lavorare nelle mie condizioni, e non lo auguro a nessuno — conclude Rossi —. È inutile andare allo scontro, sarebbe bella un’assunzione di responsabi­lità da parte di tutti».

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