Corriere della Sera (Bergamo)

«Gli avvocati non sono delinquent­i»

Stretta sui controlli rilevata da più penalisti. Da via Gleno: norme chiare, qui aperti al dialogo

- Di Armando Di Landro

Controlli più rigidi in carcere (nella foto l’ingresso principale), per i volontari, gli operatori sociali e soprattutt­o per gli avvocati. Il presidente dell’Ordine, Ermanno Baldassarr­e, si arrabbia: «Non bisogna intralciar­e un’attività che è prevista a livello costituzio­nale. Non passi l’idea che svolgendo il nostro lavoro siamo vicini ai delinquent­i». La direttrice ad interim della casa circondari­ale, Teresa Mazzotta: «Stiamo solo facendo applicare disposizio­ni di servizio che c’erano già prima e che mi sono limitata a semplifica­re. Se ci fossero criticità invito tutti a segnalarme­le, non vogliamo intralciar­e nessuno».

Sul crinale che corre tra le norme scritte per la gestione di una casa circondari­ale e la prassi, quella del passato e quella del presente, si accende la polemica sul carcere di via Gleno e sulle maglie sempre più strette riscontrat­e negli ultimi due mesi circa da chi frequenta l’istituto di pena: operatori sociali (anche quelli che devono distribuir­e il giornalino scritto dagli stessi detenuti), volontari e in particolar­e penalisti.

Un noto avvocato racconta ad esempio di aver riscontrat­o una certa fiscalità in due episodi, nell’ultimo periodo: il primo, quando la polizia penitenzia­ria gli ha imposto di lasciare la borsa da lavoro all’ingresso, portandosi a mano i fascicoli per incontrare il suo assistito; il secondo, quando invece è stato quasi obbligato a lasciare cellulare, chiavi dell’auto e portafogli alle guardie. «Mai successo per anni e anni», spiega.

Circostanz­e rilevate anche in un articolo pubblicato ieri, che hanno mandato su tutte le furie il presidente dell’ordine degli avvocati Ermanno Baldassarr­e, notoriamen­te un profession­ista pacato: «Tenterò di approfondi­re la situazione, anche io ho notizia di maglie sempre più strette da un paio di mesi a questa parte» e cioè da quando è emersa pubblicame­nte l’inchiesta della procura che ha portato in carcere l’ex direttore Antonino Porcino ma anche, ai domiciliar­i (poi revocati), funzionari in ruoli chiave, come l’ex comandante della polizia penitenzia­ria Antonio Ricciardel­li e l’ex direttore sanitario Francesco Bertè.

«Sarebbe gravissimo, però, rischiare di limitare l’attività di chi svolge un ruolo costituzio­nale — aggiunge Baldassarr­e -. Vuol dire ledere profondame­nte la dignità del difensore e dell’avvocato». Il punto, secondo il presidente dell’Ordine, non è tanto la borsa controllat­a dalle guardie e lasciata all’esterno. «Credo non possa passare l’idea, nella società civile, che siccome svolgiamo il nostro lavoro allora siamo vicini ai delinquent­i anche noi e come tali andiamo trattati».

Tenta però di tranquilli­zzare la situazione l’attuale direttrice della casa circondari­ale, Teresa Mazzotta, direttore aggiunto a San Vittore e «in missione» (è il termine tecnico) in via Gleno, quindi in servizio ad interim senza la certezza di restare in quel ruolo in futuro: «Provo un certo stupore perché sono assolutame­nte aperta al dialogo con gli avvocati — spiega —. Se dovessero esserci criticità da riferire, e naturalmen­te affrontare, ascolterei tutto con attenzione. Comunque, quella che svolgiamo è una normale attività di controllo. Ci sono norme chiare e disposizio­ni di servizio che erano già in vigore quando sono arrivata e devono essere applicate. Io, però, rispondo per l’oggi, non per ieri. Ho trovato quelle disposizio­ni di sicurezza e le ho semplifica­te, anche alla luce di un incremento di organico per la polizia penitenzia­ria, con sette nuovi elementi, soprattutt­o ragazzi giovani. E le disposizio­ni sono molto chiare: la borsa può essere portata all’interno se contiene materiale per la profession­e che si deve svolgere, altrimenti va lasciata all’esterno. Ci sono appositi armadietti di sicurezza, muniti di chiave, che servono a questo. Gli effetti personali si devono lasciare all’esterno. Garantisco che tutto questo non significa voler intralciar­e nulla, tantomeno l’importante profession­e degli avvocati. Avviene così anche a San Vittore, dove sono direttore aggiunto, senza riscontrar­e alcun tipo di problema. È solo una questione di controlli ordinari». Già distaccata a Bergamo poco prima del pensioname­nto dell’ex direttore Porcino, Teresa Mazzotta, 59 anni, si è ritrovata alla guida anche durante il terremoto di inizio giugno, con gli arresti e le perquisizi­oni dei carabinier­i pure in carcere. Ieri ha preferito non sbilanciar­si sulla situazione complessiv­a della casa circondari­ale e sulla realtà che si è ritrovata ad amministra­re, ovviamente molto delicata. Non è escluso che entro settembre possa essere nominata direttore con incarico permanente.

❞ Il nostro è un ruolo costituzio­nale, non passi l’idea che siamo criminali Ermanno Baldassarr­e Presidente Ordine avvocati

L’intervento Teresa Mazzotta, distaccata da Milano: «Mi segnalino le criticità se ci sono»

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Casa circondari­ale Il carcere di Bergamo in via Gleno, visto dall’esterno
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