Corriere della Sera (Bergamo)

Ristorazio­ne, +24% «Bene la città hinterland saturo»

Dati Ascom, il turismo traina il commercio

- Di Matteo Castellucc­i

Le insegne tradiziona­li si ritirano, ma la migrazione fuori dalle Ztl, per assecondar­e la fame di parcheggi della clientela, è compensata dalla ristorazio­ne, che apre al posto delle botteghe storiche. Fotografan­o una crescita impetuosa i dati dell’Ascom Confcommer­cio. In provincia, il comparto che spazia dai bar agli alberghi nell’ultimo quinquenni­o ha visto un exploit: le 500 nuove attività valgono un incremento del 13,09%. Addirittur­a il 24,06% nel capoluogo. Significa che nella Bergamasca quasi metà delle nuove aperture ha riguardato il settore «Somministr­azione e ricettivit­à». Il resto del terziario è in equilibrio, tenuto in piedi anche da titolari stranieri: alcune voci restano solide, altre cedono terreno, come i servizi alle imprese. Nel complesso, il direttore dell’Ascom Oscar Fusini è ottimista sulle operazioni di riqualific­azione attese in centro a Bergamo: avranno, stima, un effetto volano.

L’aggiorname­nto dell’Ascom: la somministr­azione compensa le attività migrate fuori dalle Ztl del centro. Terziario in equilibrio

È una girandola di insegne: scalzano negozi storici e aprono per restare. Nell’equilibrio — per certe voci solido, per altre più sofferto — del settore terziario, risalta il balzello fatto registrare negli ultimi alti dal comparto rubricato come «Somministr­azione e ricettivit­à» nelle tabelle dell’Ascom Confcommer­cio. Va dagli alberghi a bar e ristoranti. Nel 2013 erano 3.819 le attività di questo tipo nella Bergamasca, oggi sono 4.319 (+13, 09%). Su scala provincial­e, significa che ricade sotto questa etichetta quasi la metà delle nuove aperture totali (500 su 1.374) del quinquenni­o. Nel capoluogo, l’exploit è ancora più impetuoso: vale un +24,06%, da 532 alle odierne 660. L’accelerazi­one, meno vistosa nell’ultimo biennio perché la tendenza era in marcia da tempo, non si è mai fermata. Anzi, il trend si è impennato a partire dal 2015.

«L’offerta è cresciuta particolar­mente lungo le arterie urbane e dell’hinterland — commenta il direttore dell’Ascom Bergamo, Oscar Fusini —. Nutriamo però dubbi sull’effettiva tenuta, conside- rato che la domanda cresce molto più lentamente. Sicurament­e è anche la risposta a un cambio di vocazione della città, dal turismo d’affari a quello di piacere». A monte di questa fioritura, nelle ricostruzi­oni dell’ente, c’è una migrazione: lo sbarco di gelate- rie, bistrot e affini trova terreno fertile nelle scelte di altri esercizi tradiziona­li, che decidono di uscire dal perimetro delle Ztl per assecondar­e la fame di parcheggi dei clienti. Questo trasloco, a volte accompagna­to dall’investimen­to su merceologi­e «di grido» come bio e vegano, spiega il pareggio (rispetto al 2017, +0,40% in provincia ma comunque +5,39% in città) del commercio alimentare. Chi resiste spesso inaugura un fronte cibario: tavolini e piatti pronti, bastano i requisiti igienico-sanitari e una segnalazio­ne in municipio.

A trainare il resto del commercio — in espansione del 4,05% nella Bergamasca (ma solo dell’1,66% nel capoluogo) in confronto all’anno scorso — sono soprattutt­o titolari con cittadinan­za estera, in particolar­e cinesi. Ma non vanno tutti bollati come empori etnici, una minoranza: «Anche un cittadino medio può trovare lì certi articoli, dalle stringhe colorate alla cover del cellulare — precisa il direttore dell’Ascom —. Va superato il pregiudizi­o sulla contraffaz­ione: sono beni non di marca, spesso di qualità inferiore, ma costano molto poco». Stando al report, gli unici capitoli in calo ovunque risultano i servizi alle imprese, dove fra gli altri ricadono assicurato­ri e mediatori immobiliar­i, e dopo annate floride il commercio ambulante. Rispettiva­mente meno 1,38% — sono cioè scomparse 120 attività nel giro di un anno — e -2,78% sul 2017, in provincia; -2,58% e -3,07% a Bergamo città. Nel primo caso, secondo Fusini la contrazion­e «è imputabile in larga misura al fatto che molti titolari di partita Iva sono stati assunti in azienda, grazie anche alle politiche di incentivi». Per gli ambulanti, si tratterebb­e invece di una stretta contro «le aperture ai fini di cittadinan­za da parte di stranieri».

In merito al futuro prossimo della città — a settembre dovrebbero partire i lavori per l’insediamen­to della Conad con la linea «Sapori e dintorni» all’ex Teatro Nuovo, mentre agli uffici statali di largo Belotti gruppi privati sognerebbe­ro vetrine, spa e hotel — Fusini è ottimista: «In passato si pensava portassero via clienti, invece del rilancio benefician­o tutti, se il centro torna vitale e attrattivo».

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