Giovane indiano ucciso, 5 condannati Il giudice: «Tutti da espellere»
Ragazzo indiano ucciso, risarcimenti per 800 mila euro
Cinque condanne per omicidio in concorso, esattamente un anno dopo quel colpo di pistola che ha tolto la vita, il 10 settembre 2017, a Amandeep Singh, 22 anni, di Palosco. Pene per 66 anni ai suoi connazionali imputati, e 780 mila euro di risarcimento ai familiari, fratello e sorella, mamma e papà. Ma il giudice Massimiliano Magliacani ha aggiunto anche altro: l’espulsione per tutti (regolari in Italia e oggi detenuti), una volta espiata la pena. A ottobre inizierà invece il processo per il personaggio considerato dagli investigatori il boss del gruppo.
Un anno esatto dopo l’omicidio di Amandeep Singh, 22 anni, spedizioniere di Palosco ucciso da un colpo di pistola sul balcone di casa, arrivano cinque condanne. 66 anni di carcere per cinque connazionali indiani, che dopo aver espiato la pena dovranno essere espulsi dall’Italia: il verdetto è del giudice dell’udienza preliminare Massimiliano Magliacani, con rito abbreviato (sconto di un terzo della pena). Un movente tanto banale quanto tragico, quello dell’omicidio di via Spampatti 32: Amandeep Singh aveva chiesto a un connazionale, con cui non era più in buoni rapporti, la restituzione di 550 euro che gli aveva prestato. Ma siccome i soldi non tornavano, la sera prima di essere ucciso era andato a dar fuoco a un’automobile e a un motorino, per vendicarsi. La risposta era stata una spedizione punitiva in piena regola, l’azione di un gruppo forse un po’ troppo abituato alla giustizia fai da te, che aveva un vero capo secondo la ricostruzione dei carabinieri e del pubblico ministero Emanuele Marchisio: Sandhu Bhupinderjeet Singh, detto Johnny, 30 anni. In casa sua a Gorlago, sostengono gli investigatori,
quel giorno fu decisa la spedizione. Lui ha scelto di essere processato con rito ordinario. E le condanne di ieri riguardano il resto del gruppo: 14 anni di reclusione al debitore di Amandeep, e cioè Bakshish Singh, di Cavernago. Sedici anni al suo connazionale Hardeep Singh, detto Deepa, che sparò dalla strada verso il balcone. 16 anni, contro i 14 richiesti dal pm, ad Harpinder Lally, di Castelli Calepio, che secondo la ricostruzione dei fatti aveva incitato Deepa a sparare «a quei figli di p...». E
infine 10 anni, rispettivamente, a Hardeep Singh, detto Happy, di Credaro, e Amanpreet Singh, di Chiuduno. Il pm aveva chiesto 14 anni per entrambi. Il primo era accusato di aver tenuto la pistola in auto fino all’arrivo in via
Il movente La spedizione di gruppo: la vittima rivoleva indietro un prestito di 550 euro
Spampatti, per poi passarla a Deepa. Ma secondo il suo avvocato, Michele Coccia, fu il connazionale a prendersi l’arma, con convinzione. Amanpreet Singh, invece, aveva guidato la Bmw, una delle due auto con cui il gruppo era arrivato fino all’abitazione della vittima: lo stesso imputato aveva partecipato alla tragica rissa di Chiuduno dell’8 settembre 2013, in cui era morta Eleonora Cantamessa.
Il giudice ha fissato un risarcimento per i familiari della vittima di quasi 800 mila euro, 500 mila in tutto per la mamma e il papà, 280 mila per fratello e sorella. Alla sentenza ha assistito il fratello di Amandeep, Ar Mangal, con l’avvocato di parte civile Benedetto Maria Bonomo: «Le pene sono giuste e siamo soddisfatti del lavoro svolto dal pm, che ha cambiato passo a questo tipo di indagini: non si è limitato a leggere il singolo fatto ma ad interpretarlo all’interno di un quadro più complesso, ricostruendo dinamiche importanti e violente».
Dal 19 ottobre il processo a Johnny Singh, considerato un boss delle spedizioni all’interno della comunità indiana. Fu lui a chiedere a un altro giovane indiano (posizione stralciata) di custodire l’arma utilizzata a Palosco. «Johnny mi ha dato in mano» diceva invece Happy intercettato dopo il delitto, riferendosi alla pistola.