Corriere della Sera (Bergamo)

La pm dei casi scomodi è il nuovo «aggiunto»

Scelta con 14 voti contro gli otto del collega Pavone. Mapelli: «Già piena sintonia»

- Ubbiali

Maria Cristina Rota ( foto) è il nuovo procurator­e aggiunto. In magistratu­ra dal 1992, da 15 anni a Bergamo, che è la sua città, Rota è stata scelta con 14 voti su 22 (un astenuto) contro gli 8 di Enrico Pavone, pm a Milano. «C’è piena sintonia, farà un buon lavoro», dice il procurator­e Walter Mapelli.

I loro uffici sono sullo stesso piano, il secondo, a una manciata di passi di distanza l’uno dall’altro. Ora saranno ancora più vicini, profession­almente parlando. Che la scelta del plenum del Csm sia gradita al procurator­e Walter Mapelli è presto spiegato: «C’è piena sintonia, farà un buon lavoro».

Il nuovo procurator­e aggiunto è la pm Maria Cristina Rota che a Bergamo, la sua città, lavora già dal 2003. È stata scelta con 14 voti su 22 (un astenuto) contro gli 8 di Enrico Pavone, sostituto procurator­e a Milano e nome non sconosciut­o a Bergamo, dove ha lavorato dal 1998 al 2009 prima di andare a Gorizia per quattro anni. Per Piazza Dante è un doppio asse. Geografico e di affinità. La pm Rota ha ricevuto sette preferenze da Area, corrente che a giugno 2016 votò compatta Mapelli (che ricevette comunque anche voti trasversal­i). Altre tre sono arrivate da Magistratu­ra indipenden­te, una da Autonomia e Indipenden­za, tre dai laici, tra i quali Renato Balduzzi, professore di diritto costituzio­nale e ministro della Salute nel governo Monti.

L’esito non era scontato. La V commission­e aveva proposto la pm Rota con tre preferenze e il collega Pavone con due (una era andata al sostituto procurator­e di Brescia, Paolo Savio). Nelle relazioni di presentazi­one sono stati tracciati i meriti di entrambi, ma nelle valutazion­e comparativ­a la Rota ha prevalso: «Presenta un curriculum di più ampio respiro». Per Pavone, solo a titolo di esempio, «risulta che le richieste cautelari avanzate dallo stesso hanno avuto percentual­i di accoglimen­to vicine al 100%. Anche in sede dibattimen­tale o nel giudizio di merito con rito alternativ­o, le richieste sono state, secondo le fonti, sempre accolte».

Per Rota, passata dai reati contro le fasce deboli a quelli finanziari, hanno contato le esperienze in più, comprese le applicazio­ni alle Dda di Brescia e di Milano. E, sempre a titolo di esempio, «la delicatezz­a delle indagini e dei processi derivante dalla qualità degli imputati (emblematic­o il procedimen­to contro l’allora questore di Bergamo, imputato per il reato di corruzio- ne) ovvero dalla pressione mediatica sulle stesse (da segnalare in proposito il processo per l’omicidio di Suor Maria Laura Mainetti, con un prolungato interesse mediatico a livello nazionale)».

«Fino all’ultimo il risultato era incerto — riconosce lei —. È stata la mia prima domanda e non ne avrei fatte altre. Sono a Bergamo da 15 anni, è la mia città natale». Il feeling di cui parla Mapelli è reciproco: «Certo, se non mi fossi trovata in sintonia con il procurator­e non avrei presentato domanda per aggiunto. Sono schietta, pronta a cambiare idea se sbaglio, ma senza la condivisio­ne di una visione lo scontro sarebbe continuo».

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Il «vice capo» della ProcuraMar­ia Cristina Rota, in magistratu­ra dal 1992, pm a Lecco e a Milano (minori), dal 2003 è a Bergamo

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