ISOLATI E INFELICI
Il centro studi Sigest («ricerca e analisi per anticipare le tendenze e i bisogni del mercato immobiliare di domani») pubblica un’indagine in cui documenta che negli ultimi mesi le case a Milano sono andate via come il pane. Merito della capacità di attrazione di una città che — con l’Expo — ha saputo reinventarsi. Chi sono i compratori? Grossi player nazionali, come le compagnie di assicurazione; e anche semplici privati da Pavia, Crema, Novara, Piacenza. Ma non da Bergamo. Perché, forse non abbiamo le disponibilità finanziarie? Ovviamente no. Il problema è un altro: Bergamo, con Milano, ha dei pessimi collegamenti. Tutto il contrario, invece, di quello che sta succedendo a Torino: collegata a Milano dal velocissimo Frecciarossa, la città sabauda in crisi si avvia a diventare il dormitorio di quella meneghina. Noi, invece, restiamo indenni dalla vampirizzazione dei bauscia a causa di una delle debolezze strutturali del nostro territorio: i trasporti via terra. Bel paradosso, che adombra contraddizioni nazionali. Il forzato sovranismo orobico si deve attestare su una sorta di decrescita più o meno felice alla Di Maio o deve pensare di superarsi con un’apertura al mercato internazionale (o almeno milanese) fatta al prezzo di nuove cementificazioni alla leghista? Chissà cosa ci riserva il futuro. Poi uno butta, come nel famoso dramma di Arthur Miller, uno sguardo dal ponte (quello di Calusco) e, prima di preoccuparsi del futuro, capisce che fa meglio a preoccuparsi del presente.