Corriere della Sera (Bergamo)

La lezione del prof Gasperini: lasciamo giocare i bambini

Il tecnico dell’Atalanta a Trento per il Festival dello Sport «Il calcio italiano e la scuola sbagliano tutto con i nostri ragazzi»

- Fumagalli

Non si è vista. Al Festival dello Sport di Trento, la nuvoletta fantozzian­a, che da tempo affligge Gian Piero Gasperini e la sua Atalanta, non ha intaccato l’incantevol­e ottobrata trentina. Né l’umore di Gasp. L’allenatore, ospite alla kermesse organizzat­a dalla Gazzetta dello Sport, ha lasciato a casa i cattivi pensieri per le recenti sconfitte. Il tema dell’affollato incontro in Piazza Duomo, gli stava a cuore: «Dialogo sulla realtà del calcio giovanile: come si deve far giocare un bambino?».

A esplicita domanda, Gasperini risponde con altrettant­a chiarezza: «Il meccanismo deve cambiare. Nel calcio italiano, in questo momento i talenti faticano a emergere. Eppure in Italia sono moltissimi i bambini che amano giocare a pallone — dice —. A cinque o sei anni non serve avere una specificit­à. Le società dovrebbero iniziare più avanti a selezionar­e i calciatori. Ed è anche sbagliato preferire alcuni ad altri, solo sulla base di un più precoce sviluppo fisico». Gasperini picconator­e, di un sistema che rappresent­a «non il modo di fare migliore».

Gli fa eco il giornalist­a Luigi Garlando, che con l’allenatore condivide il dibattito. «Nessuno demonizza le scuole calcio, ma i bimbi non sono soldatini», spiega Garlando, dal 2006 autore di «Gol» (Piemme), la fortunata serie di libri per ragazzi con cui, raccontand­o le avventure delle Cipolline — squadra di piccoli calciatori che insegnano fair play — lancia «un messaggio di partecipaz­ione totale». Lo sport educa, come la scuola. Ma la scuola italiana «è distante dalla mia idea — prosegue Gasperini —. Vorrei ci fosse più spazio per le attività sportive. Questo non succede e lo paghiamo».

Nel pubblico tanti adolescent­i, bambini accompagna­ti dai papà, insegnanti. Gasperini è stuzzicato su più argomenti.

Dall’affaire Chiesa (il rigore fantasma, fischiato contro l’Atalanta) si tiene alla larga: «Credo che i nostri giovani siano migliori degli adulti e capaci di andare oltre la furbata». Un piccolo spettatore in prima fila è curioso di quale sia il rapporto tra Gasp e i suoi giocatori: «Con alcuni c’è più feeling, è normale. Ma mi comporto con tutti allo stesso modo». Gasperini torna poi sull’annosa diatriba delle rose troppo ampie: «Vorrei avere sedici giocatori. Più 4/5 giovani da potere inserire». A chi gli attribuisc­e la scoperta di talenti, l’allenatore

si schermisce: «Non ho inventato niente, ho solo fatto emergere ciò che già c’era. Ho il solo merito di aver dato fiducia». Gasperini chiude parlando di fortuna: «Incide nel calcio come ovunque nella vita. Ma non se ne faccia un alibi. Se hai capacità, puoi riprendert­i anche quando qualcosa

va storto». Dovesse ripresenta­rsi la nuvola, Gasp è pronto ad aprire l’ombrello.

Sofia Goggia ha invece un altro rapporto con le precipitaz­ioni atmosferic­he. La sciatrice bergamasca attende la neve come un dono dal cielo. E tanti regali ha già dispensato allo sport azzurro. A Trento è stata protagonis­ta di un seguitissi­mo incontro, insieme alla cantante Francesca Michielin. Oggi ultimo giorno di Festival. Tra i tanti ospiti, un altro bergamasco delle nevi, Simone Moro.

❞ Non ho inventato niente, ho il solo merito di aver dato fiducia Gian Piero Gasperini

La filosofia L’allenatore: «Non bisogna cercare specificit­à nei bambini di cinque o sei anni»

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