«Dopo un lungo incubo hanno chiuso il cerchio»
Gli snodi principali dell’inchiesta Dalle traduzioni errate sull’immigrato al profilo genetico sui vestiti della vittima Fino all’intrigo del figlio illegittimo svelato ancor prima di trovare Bossetti
ABrembate Sopra, otto anni dopo, l’ergastolo definitivo a carico di Bossetti viene commentato con distacco. «Ma finalmente hanno chiuso il cerchio». E al campo di Chignolo d’Isola ( foto) continuano ad arrivare fiori.
papà di Ignoto 1. Si cerca all’anagrafe e si stila un elenco di 532 mamme emigrate dalla Val del Riso e dall’alta Val Seriana. Vengono chiamate tutte per il tampone salivare. E in una prima fase, a Tor Vergata, i campioni vengono confrontati per sbaglio non con i codici del profilo di Ignoto 1, ma con quelli di Yara. Se ne renderà conto Carlo Previderè, dell’Università di Pavia. Trovato l’errore procede a confrontare le componenti nucleari del Dna di quelle madri emigrate con i campioni di Ignoto 1. Mette a punto, con una collaboratrice, anche un metodo che velocizza il lavoro. E si arriva al 14 giugno 2014, sabato: c’è un «match». La mamma di Ignoto 1 si chiama Ester Arzuffi, nata a febbraio del 1947 a Villa d’Ogna, dove ha vissuto fino al 1969, prima di emigrare a Brembate Sopra e poi trasferita a Terno d’Isola nel 2002.
Dopo una verifica sullo stato di famiglia i carabinieri decidono di controllare il figlio maschio nato in epoca più vicina al trasferimento dalla Val Seriana. Si chiama Massimo Giuseppe Bossetti, tre figli, carpentiere in proprio. Viene sottoposto a un finto alcoltest sulla strada il 15 giugno. Il campione di saliva così prelevato dice che è lui, Ignoto 1. Il giorno dopo, lunedì di lavoro, viene fermato su un cantiere di Seriate e portato al comando di via delle Valli. Sceglie di non parlare con il magistrato, aspetta l’avvocato d’ufficio. Da quel giorno la verità raccontata da quella traccia biologica isolata dai vestiti di Yara ha sempre retto, di fronte a 39 giudici, in tre processi. Ergastolo.
Chignolo d’Isola Senza i nomi dei clienti della discoteca non si sarebbe trovata la «parentela» del Dna