Corriere della Sera (Bergamo)

Lo stadio e i tempi delle opere in Italia

- Simone Bianco sbianco@corriere.it

Se, da qui in avanti, tutto filerà molto liscio, il cantiere dello stadio di Bergamo sarà concluso tra poco meno di tre anni. 2015-2021. È di tre anni fa il primo documento in cui si prevede la ristruttur­azione dell’impianto. Nelle prossime settimane il Consiglio comunale approverà (salvo improbabil­i sorprese) il piano attuativo presentato dall’Atalanta e sarà il quinto voto in aula da quando è iniziato l’iter. Nell’ordine: un voto per l’adozione della variante al Pgt (luglio 2016), poi un voto per l’approvazio­ne della stessa variante, poi il voto per la vendita dello stadio, quindi gli ultimi due passaggi in Consiglio per il Piano attuativo. Il tutto va moltiplica­to per tre, con i voti in giunta e in commission­e. Ma anche limitandos­i al Consiglio, «in pratica, cinque volte per discutere e votare la stessa cosa». L’ironia la offre gratis l’assessore alla Riqualific­azione urbana Francesco Valesini, che sente di aver portato a casa comunque un risultato. E, paradossal­e ma innegabile, pure in tempi brevi. Chiedere a Roma, a Firenze e ad altre città quanto ci può volere per discutere, pianificar­e, approvare e poi sfociare nel nulla con un progetto di nuovo stadio. Al punto che se davvero a fine campionato aprirà il cantiere della Curva Nord, Bergamo potrà vantare una procedura da record, rispetto ai tempi medi italiani. Questa è la realtà, nella sua versione più fortunata, nel senso che ci sono stati, tutto sommato, pochi intoppi tecnici e i soldi (privati) ci sono tutti. È un riferiment­o da tenere presente, quando si sentono annunciare opere (pubbliche) faraoniche pronte in pochi mesi. Si può anche raccontare, farlo è tutta un’altra cosa.

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