L’abito da sposa e il sogno spezzato di Pippa Bacca
Il ricordo di Pippa Bacca nell’arte di Ivano Parolini
Un abito da sposa mosso dal vento, lo strascico squarciato da rami secchi. Parla di sogni spezzati e vite interrotte l’opera che Ivano Parolini ha realizzato sul monte Alben la scorsa estate e che sarà proposta all’ex Lanificio di Gandino sabato e domenica per la Giornata contro la violenza sulle donne. «Il vestito – spiega l’artista (41 anni, di Gandino) – nasce per commemorare Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca, che nel 2008 voleva attraversare undici Stati in guerra vestendo un abito bianco per portare un messaggio di speranza e pace». Il viaggio si interruppe tragicamente in Turchia, dove Pippa Bacca venne violentata e uccisa a Gezbe da un uomo che le aveva dato un passaggio in auto.
«Oltre a lei – prosegue Parolini – si vogliono ricordare tutte le vittime di violenza. I numerosi e quasi quotidiani femminicidi raccontano una realtà nella quale le donne, invece che protette e sicure, vivono situazioni di orrore inaudito che spesso le porta alla morte proprio per mano di chi aveva promesso di amarle per sempre.»
Da qui l’idea dell’abito da sposa, che è stato realizzato in collaborazione con la stilista Aurora Bertocchi, di Peia, titolare di Stile Atelier. Un vestito semplice, «per evidenziarne il significato più che le forme». La stoffa utilizzata è solitamente impiegata come corredo funebre e sventola sulle cime del monte Alben, a 2.000 metri di altitudine, «quasi a toccare il cielo per chiedere un aiuto dall’alto», continua Parolini.
I bastoni di legno, come evidenzia Sandra Nava, autrice del testo critico che accompagna l’installazione gandinese, sono impregnati di catrame nero, trafiggono lo strascico dell’abito, lungo 33 metri, quanti erano gli anni di Pippa Bacca, e simboleggiano il contrasto con i sogni iniziali, infranti.
Nell’installazione di Gandino non ci sarà la modella (che sul monte è Paola Maffeis, moglie dell’artista), ma una struttura di ferro. Si potrà vedere nello spazio «Lostmymind», all’ex Lanificio Rudelli, in via Menotti 14, sabato e domenica dalle 10 alle 16.
Il tema non è nuovo per l’ar- tista, diplomato all’Accademia Carrara, che espone dal ‘97 in mostre collettive e personali. Tra le più recenti, tra il 2016 e il 2017 curò una performance dal titolo «Female», nella sede Radici Group, che ospita la collezione d’arte moderna Radici. In quell’occasione, Ivano Parolini partì da fotografie pubblicitarie di modelle, tratte da riviste, poi stravolte attraverso il segno pittorico per evidenziare le sofferenze di una donna vittima di violenza. «L’arte, da sola – conclude l’artista – non basta, ma forse può aiutare a scuotere le coscienze. Che serva o meno, dipende da noi».