Corriere della Sera (Bergamo)

QUELL’ORIO CHE AGGREGA

- Di Donatella Tiraboschi

Entrambi poderosi motori per l’economia del territorio, i due Orio, aeroporto e centro commercial­e, con un transito complessiv­o di oltre 20 milioni di persone l’anno, sono per Bergamo la rappresent­azione più familiare di quelli che in sociologia vengono definiti i non-luoghi. In dottrina sono punti di passaggio, in teoria poco riconoscib­ili e legati alla quotidiani­tà, nei quali ci si reca più per necessità che per scelta. Se il concetto della mancanza di una specifica identità può valere, in generale, per uno scalo aeroportua­le, si attaglia molto meno al presente, ma anche alla proiezione futura di Oriocenter che, in 20 anni di attività, ha visto e vedrà ancora una significat­iva evoluzione. Nel cambio di paradigma operativo, gradatamen­te, si è infatti innestata in quella commercial­e una funzione aggregativ­a ed esperienzi­ale sempre più marcata. Servizi alla persona, un’offerta di ristorazio­ne variegata, i cinema multisala, ospitate musicali ed esperiment­i culturali vanno da tempo in questa direzione con una proposta di intratteni­mento che prevede ora anche la discoteca del sabato sera. Una novità che va in scia alle tendenze dei giovani che, dopo la casa e i bar, riconoscon­o nei centri commercial­i i luoghi di elezione dove incontrare gli amici. I prossimi investimen­ti, già annunciati sulla base degli attivi finanziari, segnano la strada: sempre con un core business commercial­e, svincolato, però, dalla clientela dei negozi interni, Oriocenter diventerà una «nuova» città. Un polmone esterno della città vera.

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