QUELL’ORIO CHE AGGREGA
Entrambi poderosi motori per l’economia del territorio, i due Orio, aeroporto e centro commerciale, con un transito complessivo di oltre 20 milioni di persone l’anno, sono per Bergamo la rappresentazione più familiare di quelli che in sociologia vengono definiti i non-luoghi. In dottrina sono punti di passaggio, in teoria poco riconoscibili e legati alla quotidianità, nei quali ci si reca più per necessità che per scelta. Se il concetto della mancanza di una specifica identità può valere, in generale, per uno scalo aeroportuale, si attaglia molto meno al presente, ma anche alla proiezione futura di Oriocenter che, in 20 anni di attività, ha visto e vedrà ancora una significativa evoluzione. Nel cambio di paradigma operativo, gradatamente, si è infatti innestata in quella commerciale una funzione aggregativa ed esperienziale sempre più marcata. Servizi alla persona, un’offerta di ristorazione variegata, i cinema multisala, ospitate musicali ed esperimenti culturali vanno da tempo in questa direzione con una proposta di intrattenimento che prevede ora anche la discoteca del sabato sera. Una novità che va in scia alle tendenze dei giovani che, dopo la casa e i bar, riconoscono nei centri commerciali i luoghi di elezione dove incontrare gli amici. I prossimi investimenti, già annunciati sulla base degli attivi finanziari, segnano la strada: sempre con un core business commerciale, svincolato, però, dalla clientela dei negozi interni, Oriocenter diventerà una «nuova» città. Un polmone esterno della città vera.