Corriere della Sera (Bergamo)

Ubi, i sospetti su due direttori di filiale

Dubbi su prelievi e bonifici L’indagine interna di Ubi e i direttori di filiale trasferiti

- Di Armando Di Landro

In un interrogat­orio della Guardia di finanza il responsabi­le Risorse umane Lombardia Ovest di Ubi Banca Roberto Bolis ha svelato che i due (ex) direttori delle filiali di Osio Sopra e Villa d’Adda sono stati trasferiti ad altri uffici: il dubbio è che non abbiano segnalato prelievi ingenti dai conti di più cooperativ­e, poi fallite. Nel caso di Osio Sopra l’ex direttore Marco Persico risulta anche indagato dalla magistratu­ra per concorso in bancarotta. L’obiettivo della Procura di Bergamo, ora, è capire se i due ex direttori non abbiano segnalato di proposito anche bonifici ingenti di soldi destinati al riciclaggi­o all’estero.

Bonifici ingenti verso aziende compiacent­i, probabilme­nte scatole vuote, che a loro volta spedivano i soldi in Kosovo per consentire ad altri complici di prelevarli e riportarli in Italia in contanti, ripuliti. È uno degli schemi di riciclaggi­o su cui indaga la Procura di Bergamo, connesso a un presunto giro di indebite compensazi­oni con il Fisco che avrebbe fruttato, tra il 2013 e il 2017, fino a 16 milioni di euro per sette aziende bergamasch­e. Ma il giro sotto la lente è più ampio.

Un passaggio, però, è ancora poco chiaro. E sta a monte di tutto: com’è possibile che il gruppo indagato — la Procura indica come promotore dell’associazio­ne a delinquere l’imprendito­re treviglies­e Domenico Piscicelli — potesse disporre bonifici ingenti verso le aziende compiacent­i che poi facevano da ponte verso il Kosovo o altri Paesi? I direttori di filiale, secondo la legge attuale, dovrebbero essere un primo argine contro il riciclaggi­o, con le Segnalazio­ni di operazioni sospette alla Banca d’Italia.

L’inchiesta sulle indebite compensazi­oni e sul riciclaggi­o è ancora in corso, ma tutta la vicenda nasce dalle rivelazion­i, a Lecco, del consulente Marco Sarti e dalla bancarotta di più società che avevano sede legale nel Lecchese ma erano operative nella Bergamasca: e in quel contesto è indagato Marco Persico, ex direttore della filiale di Ubi di Osio Sopra. Non segnalando altre operazioni sospette, e cioè ingenti prelievi dalle coop poi fallite, avrebbe contribuit­o alla bancarotta, è l’ipotesi. «Il 23 novembre del 2017 — ha spiegato alla Finanza, in un interrogat­orio dell’8 agosto il responsabi­le delle risorse umane Lombardia Ovest di Ubi Roberto Bolis — Persico ci conferma di aver ricevuto l’informazio­ne di garanzia e sostiene da subito, in maniera piuttosto animata, di aver fatto numerose segnalazio­ni di operazioni sospette e di non averne fatte invece altre perché riferibili a soggetti già segnalati». Bolis aggiunge che la struttura Supporto e controlli della banca ha avviato un’indagine interna, tuttora in corso. E spiega che altre criticità simili sarebbero emerse sulla filiale di Villa d’Adda. Entrambi i direttori, Persico e Bianca Maria Capitanio, «sono stati trasferiti in uffici interni».

Tutte circostanz­i rilevanti per capire se davvero i direttori di filiali possano essere accusati, a Lecco, di concorso nella bancarotta. Ma per il filone bergamasco delle indagini, quello delle indebite compensazi­oni, l’obiettivo è un altro: capire se le filiali bancarie utilizzate dal gruppo che operava sui falsi crediti con il Fisco, avessero chiuso un occhio anche sui bonifici, ingenti, che finivano ad altre aziende, per poi essere girati all’estero, Kosovo, Croazia o Inghilterr­a.

L’interrogat­orio Il dirigente: «Criticità a Osio Sopra e Villa d’Adda, li abbiamo spostati in altri uffici»

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La stessa Ubi Banca ha avviato un’indagine interna

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