Coach Pasini: no al cellulare per le atlete
ALLENATORE DELLE UNDER 23
L’ex fondista Renato Pasini (foto) prepara il suo prossimo Mondiale, questa volta da allenatore delle atlete che gareggeranno nella categoria Under 23. Fra loro anche Martina Bellini, unica bergamasca. «Ormai bisogna essere social, ma io preferisco il faccia a faccia. Nei ritiri, a tavola lo smartphone è vietato».
Nel novembre 2008, Renato Pasini stava preparando la sua decima stagione in Coppa del Mondo, quella che gli avrebbe regalato il secondo posto in classifica generale nella specialità sprint. A distanza di dieci anni, il fondista di Gromo è ancora sulla neve per un’altra sfida: allenare le sei ragazze della nazionale Under 23, tra cui figura la ventenne Martina Bellini, originaria di Clusone.
«Il 24 novembre debutteremo in Val Formazza, poi ci trasferiremo a Santa Caterina Valfurva e, a dicembre, scatterà la Coppa Europa — spiega Pasini —. Saranno queste le tappe di avvicinamento al mondiale under 23 di Lathi, in Finlandia».
Un mondiale a cui la giovane pattuglia azzurra si approccerà con obiettivi diversi: le più esperte Ilenia Defrancesco e Monica Tomasini, classe 1996, dovranno cercare un piazzamento di prestigio, mentre Francesca Franchi sarà chiamata a tornare sui suoi livelli. «Discorso diverso per le debuttanti Martina Bellini, Cristina Pittin e Chiara De Zolt Ponte, che devono maturare esperienza alla loro prima stagione tra le senior», puntualizza il tecnico che, proprio per tenere in pugno la sua squadra, sta lavorando molto anche sulla comunicazione, sia quella «online» sia quella faccia a faccia. «Ormai essere social è la parola d’ordine — ammette Pasini —. Sono strumenti che gli allenatori devono utilizzare e tollerare, visto che sono fondamentali per la comunicazione e il marketing. Tuttavia preferisco il vecchio faccia a faccia, non solo per confrontarsi con le ragazze, ma anche per cementare il gruppo: per questo niente smartphone a tavola durante i ritiri». Tecniche di gestione del gruppo che Pasini sta apprendendo proprio in questi mesi: essere stato un atleta di alto livello non basta, visto che nel suo incarico ora prevede la gestione a 360 gradi di persone prima che di atleti.
«I corsi a Roma sono stati importanti, ma paradossalmente ho imparato molto gestendo per i quattro anni dopo il ritiro i bambini dello Sci club Gromo — confessa —. Grazie a loro ho capito le mansioni necessarie per far funzionare una squadra: devi essere allenatore, skiman, responsabile della logistica e pure uno psicologo per ragazzi e genitori». Ragazzi che, rispetto ai tempi in cui Pasini e suo fratello Fabio muovevano i primi passi nell’agonismo, sono profondamente cambiati, anche nel modo di rapportarsi con gli allenatori. Un luogo comune che, tuttavia, in questo caso non prende una accezione negativa. «I giovani sono meno sprovveduti — sostiene Pasini —. Studiano, grazie a Internet riescono a informarsi e a confrontarsi con i coetanei di altre nazioni. Da coach, ho a che fare con ragazzi che sanno il fatto loro e che mi costringono a stare sul pezzo».
Se studi, corsi di aggiornamento, ritiri e allenamenti («fatti però solo per il gusto di stare bene») fanno sì che non possa concedersi una giornata libera, un aspetto della vita di Pasini è cambiato rispetto a quando gareggiava: la condotta a tavola. «Una volta appesi gli sci al chiodo — sorride — ho potuto finalmente dedicarmi a un’altra mia passione: i dolci, che posso accompagnare a qualche bicchiere di buon vino».
❞ Ho a che fare con ragazzi che sanno il fatto loro e che mi costringono a stare sul pezzo. Sono meno sprovveduti di un tempo Renato Pasini fondista